giovedì 29 novembre 2018

Questo scritto e tratto dal mio libro: Radici Contadine l'ho tratto dal blog L'alba sulla collina e si avvale di un commento di Ambra Del Buono una grande amica scomparsa
IO LA NOTTE E I RICORDI.
Eccomi affacciato alla finestra a scrutare nel buio della sera, una notte di luglio calda. Vedo nel buio immagini in movimento: i fari di una macchina, un aereo con i suoi lampeggianti, una luce che si accende nella casa della valle e su in cielo le poche stelle offuscate dalla luce, laggiù in basso, sempre più luci che illuminano la pianura dove a dismisura crescono case e capannoni industriali.
Ma questa sera affacciato alla finestra mentre una leggera fresca brezza mi da sollievo, io solo,si accende il proiettore della mia memoria, vedo chiaro lo scorrere dei miei ricordi:
- Eccomi bambino sull'aia una sera a spannocchiare il granturco. Ora mi rivedo a scuola: il maestro che legge il mio tema sul primo Maggio. E ritorna alla mente il mio Primo Maggio a Castelfiorentino, le bandiere rosse, il canto della gente finalmente libera: Vieni o maggio
ti aspettan le genti
ti salutano
i liberi cuor...
Vedo il camion della trasferta, una parola che dice tutto: lontano dalla tua valle, dalla tua gente, via da amici e parenti...
Vedo le tante lotte sindacali, politiche per la pace; il lavoro nuovo.la mia famiglia.
Vedo mia madre, sempre vigile, sempre in angoscia per la precarietà del portafoglio, quel rincorrere i bisogni della famiglia.
E mio padre umile contadino ma animato da un grande senso di libertà, da padroni,da preti,e nello stesso tempo rispettoso verso la gente.
Ecco, rivedo lo zio Torquato: sempre attivo, sempre in silenzio, un silenzio che gridava di quanta ingiustizia fosse stato vittima in gioventù. Lui grande lavoratore ha subito la più tremenda ingiustizia che un padrone terriero potesse fare ad un giovane contadino: la disdetta all'inizio della vita lavorativa. E ricordo la sua morte, la morte di un uomo solo dentro una famiglia che le voleva bene, ricordo il suo ultimo respiro: colpito nel dolore profondo non volli che mani estranee lo toccassero e lo vestii a festa colui che di feste non ne faceva, sempre occupato nel podere o nella stalla, lavorare era la sua festa.
E mia nonna, grande cuoca, sempre presa dalla necessità di riempire bocche e la poca disponibilità della mensa.
E Renzo, mio fratello: molti mi rimproverano, hai scritto un libro di ricordi e non parli mai di Renzo, eppure oltre che per voi Martini una guida, un riferimento per tanta gente.
Come facciamo a descrivere la vita di un familiare, e come può un contadino che oltre all'affetto ha condiviso lavoro assieme, pensiero, difficoltà di ogni genere.
Io posso scrivere solo del vuoto immenso che mi è rimasto alla sua scomparsa; e mi accorgo giorno dopo giorno che non potrò più chiedere consigli,avere discussioni, a volte scontri verbali. ma sempre lo trovavi lì sotto la vettrice in Estate o alla stufa in inverno a parlare con la sua pacatezza e competenza.
E,il trascorrere della vita ogni tanto lieta molte volte amara, ma sempre vissuta con tanta passionalità, molte volte ingenuamente, ma mai con rinuncie preventive. La vita è una battaglia, dove non arrivi tu arriverà un tuo compagno, un amico un tuo simile.
E' ora di chiudere la finestra e i ricordi, domani sarà un altro giorno e se ci sarò sarà un altro regalo alla mia vita
Dal mio secondo libro: Radici contadine.
Pubblicato da maresco martini a 04:08
2 commenti:
Ambra ha detto...
Bello sentirti raccontare dei tuoi ricordi. Le tue non sono le parole aspre del momento in cui stiamo vivendo la sofferenza, ma quelle armoniose e addolcite dalla lontananza dal passato, anche se parlano di dolori vissuti.
Si ci sono piante di sorbo non a grandi mucchi ma isolate qua e là non le distingui quando non hanno frutti e quando li hanno se non sono mature....
Ma il sorbo con le sue colorazioni autunnali e il rè dell'autunno, non puoi sbagliarti: se da una panoramica di bosco vedi una pianta gialissima che si distingue dalle altre è il sorbo.
E in autunno non di rado faccio una visitina sul sentiero per Cedri e all'altezza dei calanchi di Iano lì ce ne sono da incanto, uno e sulla stradina verso Cedri, maestoso, altri primeggiano alla Pietrina li vedi splendere in attesa di una maestralata o della tramontana per ritornare piante modeste quasi da sottobosco.
E stasera ne ho vista una di una bellezza! Che fotografarla sarebbe sembrato uno spregio: me la sono tenuta nel ricordo sperando nell'anno prossimo di rivederla come oggi sotto splendere sotto i raggi di un sole calante.

mercoledì 28 novembre 2018

Un bel cielo sereno mi ha accolto all'apertura della finestra.Che sì stà a navigare fra tv e galline?
Zaini e via, ci aspettava quel percorso sempre visto dalla rupe della Pietrina, mai percorso.Arrivare al Cstagno senza traffico e quasi un divertimento guidare e i panorami ti passano davanti uno dopo l'altro, paesaggi noti ma trasformati da questo autunno avaro di freddo: i colori delle foglie che brillano al sole.... Nel piazzalone del castagno un centinaio e più di cacciatori attendono l'ora per cacciare:Verranno lì, dice Colei
Ma dico, avanti che arrivino saremo ai piaggioni....
Appena si passa la strada che sale alla Striscia si parcheggia e dall'altra parte la strada bianca prescelta, prima coltivi, poi bosco di leccio. Dopo un bel pari panoramico si inizia a scendere e subito piagge, si passa il primo agriturismo e una breve ripida discesa ci porta alle due grandi abitazioni case da vacanze,quelle in bella mostra che si vedono dalla Pietrina che bellezza dico a Colei che scuote il capo; Venirci con 40 anni meno e una sventolona vogliosa.... Sogna, sogna vecchio balordo: intanto finisce la strada buona ora la mota ti fa passare le calorie....
Una viottola motosa ci attende per tutto il lungo crinale poi si scende un una valle stretta con un rio sassoso dopo quasi un km si guada, c'è poca acqua. E ora si sale? Io guarderei oltre il torrente, si riguada e davanti a noi piagge, vedo una cava di pietre portate dalle piene del rio . Pietre bellissime posto ideale per pranzare, anche se è appena le undici e venti.
Vai! Quando il corpo l'ha avuto......
Mentre pranziamo si ammira i tanti colori di quei sassi prevale il verrucano ma i colori e i sassi hanno colori e formazioni diverse visto i tanti rii che convergono in questa valle.
Si riparte in salita e dopo poco siamo sulla provinciale volterrana.
Si va in su ho da mettere dentro i fiori.
Il traffico è quasi inesistente, ci godiamo salendo il bel vasto panorama.
Prima dell'auto incontriamo un cacciatore del posto, conosceva un mio cugino guardiacaccia un tempo a quella fattoria persona nata e visuta sempre lì.... Buon per lui dice Colei che spesso rimpiange i suoi monti e le diverse trasferte.

martedì 27 novembre 2018


IL PASSO DI DANTE-sui monti pisani-
Siamo a metà Marzo e dopo due giorni che mi strapazzo a tagliare erbacce e rovi in un ciglio ho detto basta! Domani mattina via, in cammino, e dove? Penso un poco e mi viene alla mente San Giuliano Terme e i suoi monti. Eccoci ad Asciano, lasciamo la macchina subito appena girato dietro alla torre dell’acquedotto Mediceo, approfittiamo della fontana per rifornirci di acqua. Ci mettiamo in cammino di istinto verso il cimitero, lo sorpassiamo e alla seconda strada a destra la prendiamo, comincia una leggera salita poi di nuovo a destra, un gruppo di case ed ecco un cartello del parco del Castellare e delle Fonti, con la sigla a. n. p i. l, -aree nazionali protette di interesse locali- monti pisani- il pannello illustra i punti principali del parco, andiamo avanti, ora la strada è in cemento e sale ripida. Troviamo sulla sinistra una colonica, n 1 restaurata è del parco è chiusa, ma fuori altri pannelli illustrano il percorso. Saliamo altri cento metri e arriviamo in cima ad uno spiazzo, sul ciglio ogni cartello indica il nome di una pianta,ho di un’erba. Una stradina va a sinistra verso un’altra casa dell’ente parco, sul ciglio tanti cartelli indicano i nomi delle piante e delle erbe, sono decine citati nel nome scientifico e nel nome che conosciamo noi profani. Lasciamo la casa e continuiamo a salire. La strada e in pietrisco ma sale regolare verso la cima del monte in un paesaggio lunare, roccia, molta , altri pannelli indicano i fiori, l’orchidea è la regina di questo monte, altro pannello illustra la fauna. Percorso molto didattico molti ragazzi dovrebbero venire per conoscere la natura di questi luoghi. Un pannello spiega i monumenti del parco e fra i diversi indica una villa sulla sommità del monte, villa. Bosniaski. Dopo una curva a destra eccoci in cima al monte: sorpresa, sotto di noi il panorama mozzafiato fino a Pisa, sotto San Giuliano Terme, qui la strada spiana e costeggia la cima del monte, dopo una semicurva con sotto i terrazzamenti di olivo e sempre panorama arriviamo a questa villa famosa. Che posto! Un personaggio famoso questo Polacco a studiato in diverse città fra cui Parigi, con la moglie nobile e scrittrice dopo tante peripezie, arrivò a San Giuliano e comprò questo monte, vi costruì una strada e nello spiazzo proprio davanti a Pisa, con sotto il paese vi costruì una villa con parco, cisterna, muri di cinta, frantoio, perché nel frattempo fece piantare gli olivi in tutto il pendio che sovrasta San Giuliano. Ora tutto è in rovina, un cartello dice di non avvicinarsi alle costruzioni pericolanti. Ma malgrado l’abbandono il posto ha un fascino particolare. Ritorniamo indietro fino alla curva dove inizia la discesa e prendiamo il sentiero 01 sul cartello è indicato Passo di Dante. Si cammina ora in un sentiero roccioso per seguire il percorso bisogna seguire le frecce bianco rosse fatte nella roccia. Qui è tutto sassi, poche piante erbacee, e asparagi, non sono raccolti io approfitto per mangiarli così appena raccolti sono di un dolce, Chiara dapprima esita poi pensa a domani per fare una pastasciutta, andiamo dalla figlia. Smetto di mangiarli anchio, ma siamo vicino al passo di Dante è mezzogiorno ci fermiamo per mangiare. Sotto di noi le macchine fanno la giostra nei tornanti che portano al foro.
Ci rimettiamo in cammino e andiamo al passo, una lapide proclama il famoso xxx3 esimo canto dell'inferno di Dante Alighieri: al monte che i pisani veder Lucca non ponno…. , sopra una testa di Dante che fotografo ma mi viene male controsole. Ora una strada bianca con i segnali dello 0-0 il sentiero che parte da Molino di Quosa e percorrendo tutto il crinale dei monti pisani arriva a San Giovanni alla Vena, ci porta verso la parte alta del monte. Chiara voleva andare nell’altra direzione perche pensava di trovare altri asparagi, ma le fò presente che tre macchine sono parcheggiate nello spiazzo, gli asparagi sono stati raccolti tutti a quest’ ora. Comincia a salire lievemente la strada e meno male è un poco ombreggiata, il caldo si fà sentire. Ogni poco un ciclista in mantambaik passa sfrecciando, attento trek!, questi non schersano, vengono giù dalla montagna come frecce. Ecco ad una curva in uno spiazzo tre persone sedute ad un tavolino apparecchiato. Quando sono vicino dico: bel mestierino,credendo che mangiassero, invece mi dicono che al passo di Dante dove avevano parcheggiato il fuoristrada, le avevano rubato la borsa dove avevano il companatico, lì non si sono accorti, quando seduti per mangiare mancava proprio la borsa degli alimentari più importante. I soldi li avevano in tasca e che potevano fare? Andare uno a ricomprare il companatico, il quarto era proprio impegnato a fare spesa. Mi viene un dubbio, un sarà mica stato quel marpione di Dante, visto che anche lui era profugo in terre straniere, e gli stranieri come si sa . . . . . bisognerebbe chiederlo a Maroni. Ora si sale senza tregua poi ad una curva si lascia la strada per il sentiero, bello è questo passaggio, sale fra piante di sughero e rocce verruche. Dopo mezzora che saliamo ritorniamo nella strada bianca che sale con diverse curve, vediamo su in alto il monte Faeta e sulla destra ecco i cartelli che segnalano il Mirteto. Ora lasciamo la strada e giù in picchiata in discesa, il sentiero è bene segnato ma mamma mia che discesa!. Ci attacchiamo ai tronchi dei tanti corbezzoli per non cadere, i ginocchi sono messi a dura prova. Scendiamo fra il folto in un canalone e dopo poco sentiamo l’acqua scrosciare, il cartello in cima recitava: Mirteto km1, mezzo, farli a rotta di collo cosi senza un metro di pari è stata dura. Ecco fra le piante un tetto, ci siamo, e incrociamo il sentiero che scende giù dal monte. Ecco la chiesa del 1100 stile pisano dice un signore del luogo, che mi spiega diverse cose . Che era un convento le cui origini sono sconosciute fino al 1100, ci conduce dentro un rudere e ci mostra i muri in basso di origine Etrusca, la chiesa come tutte le costruzioni abbandonate da tempo è senza tetto, le pietre sono tutte di roccia verruca, i frati hanno stabilito prima di costruire la chiesa quante ne occorrevano, così dice l'uomo, ex paracadutista ora in pensione, e come noi ha del tempo da spendere, cerca di documentarsi nel tanto tempo che ha in biblioteca a San Giuliano.
Ci sono i resti di diversi stabili che servivano da convento, in un ambiente c’è sempre una grande tinozza di pietra che era del frantoio. Salutiamo l’informatore e continuiamo a scendere, sempre bosco ma ora mulattiera acciottolata. Dopo tanto scendere arriviamo all’edificio costruito dai Medici per portare l’acqua a Pisa. Bella la facciata con tanto di stemma in pietra serena, ma l’occhio vede sul ciglio una lapide con due nomi Sono partigiani caduti .la lapide reca scritto: Qui caddero combattendo per la libertà, Paolo Baracchini, Pirro Capecchi. Asciano 24-7 -1944
E come altre volte è sempre difficile non trovare nelle nostre terre un percorso senza trovare ricordi di caduti nella lotta di liberazione.
Percorriamo ora la via che porta i nomi dei due partigiani, e in poco tempo siamo alla macchina.
MONTI PISANI
Quanta bellezza offri al viandante
E che varietà di piante, di erbe e roccia
Dai castagni della parte nord del monte
Alla varietà mediterranea nella parte sud
Dove l’olivo primeggia,
il leccio il sughero, il corbezzolo
ricoprono il bosco.
E il terreno aspro ricoperto da rocce verruche
Ha fatto faticare molto l’uomo pisano
Per produrre quell’olio conosciuto nel mondo
Panorami da cartolina su Pisa, sul mare,
Su Lucca e le vicine Apuane,
sul valdarno e su Livorno.
Nei tuoi boschi anno trovato la forza
Uomini semplici
Per combattere un invasore crudele
E a Piadena sopra Buti, ai tuoi piedi
Nel padule di Bientina,
giù alle fonti di Asciano,
nomi sconosciuti
Ci anno donato col loro sangue libertà.

lunedì 26 novembre 2018

Passano veloci coi motorini, poco avanti ci sono scuole, ma non scuole vere: li si insegna date, leggi da rispettare, come fare conti.
Io quella scuola non ho fatto, ne ho fatta una più bella:quella dei racconti dei contadini,quella dello stare insieme, del soffrire, a volte gioire ma sempre emozionandomi. Credetemi non c'è lauree, non ci sono scuole che possono insegnare l'essere contadino dentro: amare un colle, un bosco, un coltivo sentirlo tuo non possessivamente poi a fartelo ingigantire o ridurre essere sempre bello e sorprenderti ci pensano le stagioni,il mutare continuo del tempo.
Ecco perchè posso non essere capito esatando sempre li stessi luoghi, ma quei luoghi hanno storie contadine hanno con il mutare di tempo e stagioni una regia unica e bella che messa assieme ai ricordi mi fanno stare bene.

sabato 24 novembre 2018

Si!, forse avrei dovuto adattarmi al cambiamento anche con la mentalità dal momento, non ero più contadino, eppure tecnicamente mi sono adattato diventando un buon tagliatore di tomaie,operaio stimato, sindacalista attivista, o!, sono stato delegato alla conferenza degli operai comunisti,lotte.operaie persino consigliere comunale rappresentante operai calzaturieri, ma sarà la mia famiglia rimasta contadina sarà che ho sempre tenuto, quando potevo il piede sulla stecca della vanga a dirla alla pisana< sul pallonzolo< , una volta in pensione rieccomi contadino alle prese con lavori da altri tempi e ormai gli anni da operaio sono svaniti quesi tutti riaffiorando con prepotenza i ricordi contadini.
Vorrei raccontare anche gli anni da operaio, le lotte, anche lì come facevo in gioventù da mezzadro, perchè i padroni sono sempre uguali e prepotenti col debole in qualsiasi lavoro o momento, ma se ti facevi rispettare lavorando bene e lottando, dopo la conquista della libertà anche se non attuata del tutto.
Ma non mi sono lasciato dietro quel raccontare di un tempo, perchè il lavorare la terra ha bisogno di descrizione particolareggiata, l'altra operaia è molto più scarna si limita al fatto, non ha più tendenze orali, ormai negli archivi, nei compiuter il mondo operaio si trova.
E'quel mondo sconosciuto ai più che mi affascina e sento dentro tanta voglia di raccontarlo un raccontare di bocca in bocca, nelle veglie, nei circoli, seduti su un ciglio ma essendo orale gli anni ormai hanno marcato il territorio mettendo fine a quel mondo fantastico dove raccontare era tutto.
E qui casca l'asino, Sento la responsabilità dall'essere uno dei pochi rimasti di quel tempo, ma pesa come un macigno il ritardo del raccontare un mondo che scavalca generazioni.


<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<
Uno sgocciolare di nuvole frastagliate mi ha accolto stamani, sembra di contare gli spiccioli di spese folli altrove.C'è bisogno di pioggia, quella vera che disseti le piante, le sorgenti, per ora niente, boschi assetati, torrenti asciutti e sento i piagnisdei dei tanti nipoti di contadini che vorrebbero sempre sole e belle giornate.
Accendo la t v e notizie di terre aride o notizie di uragani e alluvioni. Capira l'uomo quando sarà troppo tardi di quanto male fa alla terra disboscando, facendo piazzali, strade veloci costruzioni dove omini pensionati guardano sorgere costruzioni con le braccia dietro la schiena.
Perchè te fai l'omino spettatore planetario? Ber mi maresco, direbbe Neno : Tu fai l'omino in grande: guardi il degrado avanzare ovunque, ma non puoi fare niente, nemmeno tenere la mano sul braccio, nemmeno levare quel cesso dentro la macchia alla Sughera: sono troppi e un tutti i sensi che remano contro l'ambiante.

giovedì 22 novembre 2018

Se non è violenza questa! Strisciante, indiretta, ma continua,raffinata, a volte grezza, ma continua in tutto. Parlo della pubblicità.
E ormai migliaia di persone ci lavorano sino a farla diventare ossessiva, prodotti comuni li fanno diventare eccezionalità, cose frivole, inutili necessità, personaggi gonfiati sino a farli diventare parlamentari, ministri.
Dove è finita la sapienza, l'esperienza?
O si emerge con rapidità, ma se ti fermi per riflettere un momento ti annientano. Arriva l'emergente di turno tutti per lui, un prodotto lanciato bene uguale, ma guai se ti fermi per migliorare sia la persona che un prodotto: non hai più possibilità: ti sparano addosso e sei o è finito perchè chI fa la pubblicità non vuole chi si ferma, anche per un attimo, deve lavorare.
E questo sistema costruito cosi stritola tutto e poi fa diventare gli individui pubblicitari inconsapevoli: Si elogia al massimo o si critica al primo ingrippo.
E anche io scrivendo questi due righi di una sega! esalto o critico qualcosa: ormai non ti danno più il tempo di riflettere. Pubblicità pardon Buongiorno.

Sempre più sono in confusione mentale ormai non mi piace più niente della politica. Della gente sempre più indirizzata verso un consumo sfranato di tutto, di chi amministra, comuni.regione, stati, ilterritorio è l'ultimo nei pensieri di tutti, si cade nel ridicolo pur di
apparire, si fa di tutto per obbligare la gente a spendere, e io ormai ho speso tutto per raccontare un mondo che aveva tanti difetti ma lasciava pensare. Buonanotte.

martedì 20 novembre 2018

Qualcuno penserà : o l'omino di questa pagina non scrive?
Oggi l'omino c'aveva da fare e ha fatto bene alcuni lavori urgenti intorno casa, poi fra una gocciolina e l'altra si è fatto con Colei una passeggiatina di 4 km interrotta da una pisciatina di ragni.
A stare fermi oggi pizzicava ma lavorando non era male poi la tramontana dalle mie parti arriva attenuata.
E domattina si starà in allerta, se non minaccia pioggia si parte, la meta non lontana le previsioni per il pomeriggio non sono buone alle brutte si scorcia il percorso, il problema è che di Mercoledì c'è caccia al cinghiale,dove c'è argilla c'è mota, vedremo come butta: i cacciatori non sono un problema di strade bianche senza caccia ne conosciamo con ghiaia, vedremo....
Si lo so che questo post sa di poco ma fra gli spred, i bilanci, i candidati a segretario del p d,i candidati a sindaco, il voto alla camera, la terra dei fuochi, tanta ciccia per giornalisti e commentatori, all'omino che cammina un gli lasciano neanche le briciole per capirci qualcosa, non gli rimane che parlare del tempo, del governo ladro ci pensa l'europa.

domenica 18 novembre 2018

Un bel cielo sereno mi a accolto all'apertura della finestra, non è nemmeno freddo a leggere la stazione meteo che ho poco distante, forse in valle c'è brinata appena rischiara guardo.
Oggi giornata di lavoretti poderali, la dura lotta contro istrici e cinghiali perdente ma mi ci provo più che altro per salvare le patate unico alimento che comperarlo non mi và, come diceva il mio babbo: -le patete son ciucche nascono e vengono sottoterra!- e poi nelle rivendite vederle sempre dure e senza baffi non mi convinco E sì! In fondo Bronconaia vedo bianco è arrivata la prima brinata, era ora, finiranno di cadere le foglie agli alberi meno resistenti, solo la querce li colora il primo gelo ma resistono sino a Dicembre e oltre.
Stagione da ghiande ora quasi sconosciute dai più, un tempo alimento prezioso e ghiotto per i maiali c'era un detto celebre dui desideri: il maiale sogna le ghiande, era strausato, ora ai maiali lasciano come allora pochi sogni li gonfiano subito.
Finisco questo quadretto senza un mugugno dandovi un buongiorno , m un insistete ne avrei di lamenti, li lascio a domani se piove.

sabato 17 novembre 2018

Si alla tv mi ci addormento e ho fatto un sogno strano, ovvia sarà stato un sogno ho uno di quei pensieri in libertà fra il sonno e i ricordi che si annebbiano prima di dormire.Si, perchè il cervello dei vecchi a volte fa brutti scherzi: miscola ricordi e sonno e ci ricama sogni o fantasie strane comunque lo racconto:
Arriva Lampo, un vecchio scoglionato cercatore di tartufi nella mia infanzia e invece della vanghetta a tracolla e il solito cane riccioluto aveva una capra a guinsaglio e in mano una cartina geografica:
O Lampo, dico, ma tè, un cercavi tartufi!, anzi, eri il più bravo a Castelnuovo.
Lampo con la sua calata palaiese mi fa: ora ho cambiato, non cerco più tartufi ma cerco terre da tartufi, non è facile trovarle, ma con una capra buona qualcosa si trova nei tanti terreni abbandonati le capre sono ghiotte di salici rossi, di corteccia di pioppo.....e le pagano bene, subito le recingono, poi le vendono a stranieri... le reclamano in tv, ci fanno carriere politiche.... ma le trovi? Ero un tartufaio e i tartufai ti hanno mai raccontato dove li trovavano?
Mi sveglio e vedo il sindaco che dona un tartufo ad un calciatore.
Lo vedesse ora Lampo ridirrebbe come disse a quelli:
Dio voglia che venghi un diluvio che le nane becchino le stelle!!

venerdì 16 novembre 2018

Ma chi credete di essere:emancipati,portatori di progresso?
Tutti a scuola, tutti colti, poi se uno non impara ? Ma vada a zappare, contadino, zotico.ed altre mille offese, nini se un vai a scuola andrai a zappare!.......
Gusto lo studio ma lo studiare solo a portato a questi tristi risultati. Inquinamento al massimo, tecnologie disumane, lavori disumani sino a ritenere una ferie di pochi giorni all'aria aperta un lusso.
E continuate a dare – del contadino- ad uno che non studia: ma la volete capire che con tutto il vostro studiare e basta. avete ucciso la più grande e secolare civiltà? Quella contadina! Quella civiltà orale che veniva da secoli facendoci vergognare di essere contadini, umiliandoci in tanti modi sia volgari che fini.....peccato un tu abbia studiato, mi è stato detto, te avevi apprendimento!
Ma gettare un seme nella terra e ricevere un prodotto credete che non sia sapienza?
Ci vuole l'uno e l'altro ma se va avanti lo studio alla sapienza contadina si vedono i risultati: in un secolo cari studiosi, avete rovinato la terra.
Ma venite qualche volta a – zappare- è capirete cosa avete distrutto.
Non c'erano più cinghiali. Fù importato razze prolifiche e giù cinghiali dappertutto, ci vorrebbero i lupi istinti da tempo. Ora più lupi e meno altra specie Sono arrivati scoiattoli dall'america come i granchi, vipere ovunque.
Si era distrutto tutto facendo danni,si riintroduce e si fa altri danni.
E nel mezzo senza santi protettori c'è che lavora la terra che subisce di tutto: animali sbagliati e inquinamento, come anche colture sbagliate e danni, tanti danni, spese per proteggere raccolti e bestiame +nessuno difende i prodotti delle nostre terre.
E così i figli dei contadini, della gente di paese si laurea e se ne va!Stare per che cosa?
Si và nei paesetti di collina c'è desolazione e cartelli vendesi alle case, daltra parte il lavoro non c'è più, pochi eroici seminano e non ci fanno pari, mentre a Roma neolaureati che non distinguono una zucca da una ciliegia diventano ministri dell'agricoltura o dell'ambiente altri promettono l'irrealizzabile, tutti conpetenti, ma hanno visto mai come si difende un territorio sudando.
Ho il mondo riparte dal territorio, no facendo convegni, ma rimboccandosi le maniche la vedo dura.....

mercoledì 14 novembre 2018

.e li vedevo curvi trascinare i bidoni, faticare a scericare ballette di olive di dieci kg farsi fare il conto dal frantoiano e dire secco: Quanto mi ha buttato!,
Io li guardavo con un aria di compassione e pensavo: No Maresco! Te quando sono i tuoi giorni taglia la corda, segui i consigli del buon prf Moggi: dopo i sessanta non fa bene fare sforzi, lavorare duro.
Subito l'ho fatto col tricetto, ma con gli olivi no! Non si può, mi sbagliavo, l'olivo è stata la prima pianta che gli ho visto muovere le foglie, quell'olivo mignolo che tuo padre coglieva a Natale, bello, un monumento, e stato amore a prima vista,
Emi sbagliavo a giudicare i vecchi al frantoio, eccoti qui, anche te per fortuna non gobbo ma con le forse limitate a scendere ballette di dieci kg, magari non attento all'ultima gocciolina, ma chiamare uno che ti dia una mano a caricare il bibone.
E ora gli olivi belli, lucidi sembra mi guardino e dicano: che non ci concimi, non ci poterai?, non ti chiediamo giorni qualche ora puoi ancora dedicarcela no!?
Come si fa quando si ama la terra a spiccicarsela dalla pelle?
Senti: stasera voglio stare leggero una pera, una banana senza pane....
Ma se ti ho fatto la minestra di fagioli e speghetti....
Mi sono messo a tavola:boia!brodo di fagioli con olio nuovo, una polpa di pomodoro, questanno di un sapore: ci ho inzuppato mezzo pane, l'ho levata tre volte. Io mi arrendo, dice Colei, che dovevo fare? Altro piatto col pane , mi e quasi tracimato.
Boia come mi tira lo stomaco, ma ho goduto come un porco, per smaltire il tutto mi ci vorrebbe du bui di holo!
Ma domani sera sto leggero......una pera.... a crederci....

martedì 13 novembre 2018

La storia?
la storia siamo noi..... chi? Noi che quando si racconta ci fanno un sorrisino compiacente ti danno ragione pero.... poi invecchi,qualcosa dimentichi, cominci dai nomi poi ti puoi confondere.... la storia sono loro, gli storici, i topi di archivio ma non trovano i nostri racconti, trovano date e fatti registrati negli uffici, ma te e tutti i tanti anziani hanno parlato al vento, fra poco ti fanno vergognare di avere scritta la storia coi patimenti delle guerre,con le lotte contro la miseria, per un ideale migliore.
Ma che giri vecchio? Ora ti dicono di uno grande statista, tu l'hai combattuto, sbagliavi ti dicono, tempi gloriosi la grande guerra; ma allora?i tuoi nonni , la miseria, la fame dopo, la morte?
Non ci sei più, Affredino a raccontare dei patimenti della ritirata di Russia.
La storia vecchio la scrivono sempre loro quelli che hanno sempre imbrogliato la storia.

domenica 11 novembre 2018

Sempre più mi trovo fuori da questo mondo, mi è andata via la voglia di raccontare, forse sono fuori anche dal raccontare visto che gli storici di mestiere non amano testimoni: troppo emotivi nel raccontare,poi mi trovo a disagio con l'accanimento pubblicitario di certi paesi che vorrebbero essere sempre più nominati, famosi e quell'accanimento produce scompensi, disagi e ne traggono vantaggio i pochi ambiziosi personaggi.
Poi tanta scorrettezza, sopruso, persino cattiveria.
E pensare che a volte essere corretti si diventa piccoli, quasi inesistenti.
Ogni tanto dico qualcosa, poi mi mordo la lingua. Sono superato in tutto coi tanti anni nel groppone.
Un esempio.c'è la mostra nazionale del tartufo strada a senzo unico, se vado in giù devo per forsa passare o da Cigoli,o dal filtro di San miniato basso è normale a san Miniato Basso c'è un vigile: lei dove và mi bussa al finestrino ,o undò voi che vada? A casa! In via Catena, vada. Faccio i giragogoli per le stradine e quando giungo alla mia strada tutti venivano su tranquilli nonostante la strada in fondo sia stata sbarrata, ma non essendoci il vigile per tutto il giorno sono saliti fregandosene del divieto.
fregandosene del divieto. Lo dovevo fare anche io? No! Io malgrado posso avvertire un disagio rispetto la legge. Un senzo vietato: ve lo immaginate il rischio se scende un pulman un camper: Si rischia la vita per andare in paese per biasciare un tartufino o altre cose.
Se i diversi assessori, sindaco guardie comunali che hanno l'amicizia con me e mi leggano :un vigile anche in fondo a via Catena sennò ci scappa l'incidente.

sabato 10 novembre 2018

RAGGI assolta:
Me ne guardo a 83 anni a dare giudizi politici ma sul disagio, per non dire cattiveria che cade su un eletto, prima bello bravo e applausi poi tutti a guardare dove piscia, i lo fanno poi pisciare il una fialetta e aspettano la goggiolina di fuori.
Immaginatevi con che stato d'animo deve operare un amministratore se fai un piccolo sbaglio, una dimenticanza eccoteli lì, un branco di mestieranti del bla blà pronti con parole ad effetto a farti diventare uno che non capisce nulla, uno che si appropria del bene comune.
Io, poco più che trentenne, fui designato da molti, fui votato: il fumo alle riunioni, i consigli comunali, 5 anni di rinunce, trascurando i figli, mangiando fuori orario cibi avanzati, essere a tavola e ti arriva uno che ha un problema e te lo spiega per mezzora, il lavoro.
Tutto questo per sentirti sussurrare dietro: un capisce nulla,
E avevano ragione, catapultato da un'altro modo di vita non sono stato un granchè come consigliere, ma le sofferenza, l'ora tarda la rinuncia al tempo libero l'ho fatti io, come altri.
Direte ma ora, Lei a quei livelli! Non cambia niente, chi viene eletto in un comune sia consigliere o sindaco serve la popolazione, se è bravo ho non riesce e sempre uno che fa rinunce, ci sono le elezioni apposta.
Contano eccome i giudizi politici e devono essere fatti, ma lo sciacallaggio no! l'invettiva o tanto peggio le condanne preventive.
Facile stare al bar o seduti c sotto l'ombrellone a sparare sentenze mentre il tuo commercialista ti prepara il condono: gli amministratori ladri? E te che sei?
Sono contento per la Raggi e per i tanti amministratori che ne escono assolti, ma come avrà lavorato in quei due anni? Con che attenzione, stato d'animo? E del Cioni ne vogliamo parlare: lui l'anno tenuto a cuocere sino a distruggerlo.poi assolto, e se uno sbaglia? L'abuso di potere: per dei francobolli attaccati per sbaglio il nostro sindaco di allora fu sospeso per molti mesi.
Quando si capirà che chi è votato non c'è per caso e lo dico anche a quelli della Raggi che non sono rimasti addietro nel sparare all'eletto.

venerdì 9 novembre 2018

<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<
Far stare tanto a letto i vecchi è un male, ma la tv non mi garba: troppa pubblicità,poi quando si è cenato la pubblicità incomincia a parlare di prostata, di emmorroidi, di digestioni difficili, stitichezza …. O! Tu vai a letto e ti galleggia lo stomaco anche perchè colei per tenermi leggero cucina robe che un mi piacciono, poi la notte è lunga, le prime ore sonno profondo poi dopo mezzora sveglio guardo l'ora; le una e mezza, due riappoggio il capo sul guanciale sulla sinistra: sono mancino anche a posare il capo e mi riaddormento: è da lì che faccio sogni strani, ma pensa un poco che ho sognato: che Ronaldo sapendo i trascorsi samminiatesi è venuto a casa mia e voleva un mazzo di cardoni.
Te li vado a cavare, un preso la carretta e vanga e via verso l'orto,comincio a cavarli, una terra secca più pigiavo in sulla vanga e meno entrava.
Ne cavo un mazzetto arrivo a casa sudato marcio e Colei mi dice: è andato via.... te li cuocio e li mangi tè, in poco tempo, come è nei sogni mi sono trovato una piattata di cardoni lessi, li condisco ma l'olio sa di grasso.... mi sveglio con uno stomaone che non vi dico .

Le notizie correvano di bocca in bocca: L'hai saputo? Questo un gli ci voleva
Solo i chiacchiericci, le maldicenze correvano anche esse, ma con discrezione.
Invece notizie di morte, malattie, incidenti, venivano gridati o si partiva veloci, e scattava la solidarietà spontanea, poi in ogni fattoria,gruppo di case, fra contadini del vicinato c'era sempre uno che subito organizzava e si chiamavano di poggio in poggio o partiva uno ad avvisare.
E capitava ad una famiglia di avere un figlio militare, un malato che scattava la solidarietà: Domani si fa il branco! E uno per famiglia dedicava un giorno all'amico in difficoltà .
A sera il capoccio diceva: che vi devo dì gente! A buon rende!

Anello: Cornocchio, Cantiati, Pian di Sala, Caggio, Rovine Castelvecchio, Cornocchio.
Abbiamo lasciato l'auto al Cornocchio e subito la visione di Volterra
Oltrepassata la Madonnina dopo una casa sulla sinistra si incomincia a scendere a Cantiati
Subito il grande panorama sull'alta vald'Elsa sino a Montemaggio.
E la grande foresta del Poggio del Comune si para davanti
siamo quasi al torrente, poi una leggera salita e la prima strada a destra dove si vede questo cartello illustrativo del parco

A inizio la lunga traversata del poggio del Comune lato sud sino a Caggio.e dopo questo muro di cinta giù a destra fino al torrente per risalire sino a Castelvecchio, dopo la visita a in salita lunghissima sino alla provinciale del Cornocchio, DUE KM E L'ANELLO E COMPIUTO
BELLA CAMMINATA IN UNA BELLA GIORNATA



mercoledì 7 novembre 2018

Ci sono le pecore e il divieto, ma mi picerebbe passarci oltre l'Elsa sotto Canneto, era un sentiero battuto da noi in quel tempo, avevamo avuto in locazione il podere a Poggio Tempesti, fare la statale sarebbe stato più breve e comodo ma al Mulin Nuovo come statue i carabinieri attendevano le nostre bici sgangherate e non la perdonavano la multa e noi che soldi in tasca non ne avevamo.....
Poi partendo dai Praticelli non si attraversava mai l'Elsa, era più lunga assai ma andare dritti a Marcignana ancora non c'era il ponte, se la chiatta era partita da poco....
Scampanelano di là d'Elsa le pecore, cammino sull'ampio argine immerso nei ricordi:Essere strano sono; per ricaricarmi ho bisogno del cammino e della solitudine, anche se siamo in due lei avanti io dietro. Ci appaiamo al ponte di Canneto: non sarà troppo tenera l'erba ora nata da poco..... sei tè l'esperta.
Via giriamo sennò ci chiappa il buio!
Quasi lo perdevo il tramonto di stasera è durato attimi queste due sono venute belle


martedì 6 novembre 2018

Abitavo a Poggio Tempesti una collinetta venendo da Fucecchio sulla destra al padule, il comune era Cerreto Guidi ma il paese di riferimento era Fucecchio, due cinema, il ballo alla casa del popolo in piazza Montanelli e la bellissima passeggiata per la via del ponte, la grande fiera d'autunno, in grande mercato del mercoledì e in primavera il mercato tutte le mattine di frutta e verdura dove i contadini portavano a vendere piselli e fave.
Poggiaioli ma la domenica pomeriggio tutti i poggiaioli al bar Fiore di Fucecchio e da lì si sceglieva prima le
Di ragazze allora testa e lische non ero abbastanza formato, magrissimo poi qualche fissa non corrisposta....
Un pomeriggio passando sui Fossi, la strada più alla moda di Fucecchio vidi per la prima volta la tv nella bottega del Nelli, davano una partita del torneo giovanile cacistico di viareggio molti curiosi davanti. Mi piacque.... e non sapevo che quello scatolone distruggerà tutto un mondo orale, tradizionale arrivato da secoli.
In meno di un anno ci trovammo a scannarci fra soci del circolodel Poggio, mezzi la volevano acquistare dal Nelli gli altri dal Cei di Empoli, furono settimane di discussioni si votò vinse il Cei per il rotto della cuffia, i Nelliani per dei giorni non vennero al circolo, ma ne gli uni e gli altri non pensarono che da allora moriva al circolo del Poggio, come in altri luoghi quelle belle discussioni, quei bei racconti del pastore sul padule, sulla caccia ed altro, vigè da allora lo
No!dopo la raccolta delle olive, dopo qualche giorno da nonni, gli zaini fremevano: ma che siamo rincoglioniti?
Pioveva con insistenza ma la previsione era buona: via!
Fino a Moriolo pioggia, poi più niente. Sughera? Bene!
In cima alla salita si parcheggia e ci si incammina, un fresco venticello da sud est ci invitava al cammino
Giunti al Castellare di Tonda mi è venuta una idea: invece del solito giro da Castelfalfi, siamo andati in direzione di Piaggia , poi giù nella discesa verso l'Egola. Strada ripida ma calando con attenzione siamo arrivati al fiume: attraversarlo ora che non piove è stato facile di pietra in pietra.
E ora dico! siamo nel fondo, gambe e via il giacchetto la salita è molto ripida e lunga . Ametà salita mi saluta scendendo in auto un contadino che abita nella vicina casa:Era uno che mi seguiva sempre a Terra Nostra.
Attraversato Montaione giù verso i tre ponti, l'Egola E poi via Cerroni all'altezza del sentiero dell'alto carfalo siamo entrati nel bel sentiero del bosco Ameno, poi per strade di vigna a fianco di via Cerroni siamo ritornati all'auto.
Un poco i muscoli tiravano all'ultimo km ma dopo la forzata lunga sosta, siamo andati bene.
Fra poco ci faremo gli spaghetti provate ad immaginare con cosa?

lunedì 5 novembre 2018

Oggi è proprio una brutta giornata, sarà il tempo o sono io che ho la giornata di traverso, un me ne va' bene una, è proprio vero se rallento col cammino mi si accorcia il vedere Un ora per ritrovare la vanga, poi tutto il giorno per trovare la voglia di vangare, l'ho trovata al tramonto, o che dovevo fare, ho rimandato anche per cosa dovevo vangare: agli, cipolle , poi dico, il seme? Lo compro Sabato. Da qui a sabato sono attempo! Quindi dimorte ciance, polemiche giretti intornocasa, ma che fai invecchi?
Come farebbe presto a chiudersi il mondo stando nel piccolo, domani non c'è caccia, si può spaziare perinsù dove comincia l'autunno a colorare il bosco, solo lì nel cammino mi ritrovo io,lontano da tentazioni letterari e protagonismi, troppo piccino sono e mi ci perdo,invece la fra piagge dove l'argilla ti trattiene e sembra che dica: raccontami.... ma fra i mattoni e gli intonaci il mio raccontare si perde invece là è tutta un'altra cosa: posso fantasticare un mondo diverso fino a quando ritorno e mi suonano e par che dicano: o quell'omino o vai più sodo o ci lasci passare: li lascio passare.

Nomi altisonanti dati ai sentieri più storici: via Francigena o il sentiero di Sigerico. Il cammino di Santiago, sui sentieri di San Francesco, si danno nomi ai sentieri a personaggi celebri, ma vi siete domandati quanto è difficile mantenere un sentiero? Una lotta giornaliera con la vegetazione, rovi, erbe, piante infestanti. In primavera dopo una settimana tutto si chiude, in inverno, neve, frane,piogge che creano ristagni di acqua.
Nel passato quando i sentieri erano le uniche strade di comunicazione venivano mantenuti dal passaggio delle persone, più si calpestava e più percorribile era un sentiero, solo rare correzioni venivano fatte, tante volte: c'èra una frana; si deviava, c'era un ristagno di acqua lo stesso, e il nuovo camminamento veniva tracciato dal passaggio: più persone o animali passavano, più tracciato era il sentiero.
E gente ne passava nei sentieri tutti i giorni, e quelli erano i veri viandanti non i pochi nobili, papi, santi, pellegrini! Quelli son passati una volta sui sentieri battuti da gente varia, ma il vizziaccio storico è sempre quello: di esaltare gli emersi. Quante volte i contadini, i braccianti , i mendicanti, che erano loro che col loro camminare tenevano in vita il sentiero, dovevano mettersi ai lati e inchinarsi a vescovi, nobili, guerrieri, ecc che dopo essere passati una volta non si sono più visti.
Ecco perchè io non dò tanta importanza ai nomi dei sentieri. anzi gli cambierei volentieri nome, perchè se non ci fosse passata tanta semplice gente non ci sarebbero i sentieri dal nome altisonante.
O povero mè, con l'età come si può immaginare modifica un poco tutto, quindi anche i sogni si adeguano: in gioventù cominciai a sognare di baciare ragazzine, poi da grande ragazze e non mi limitavo a baciarle, poi per tanti anni i miei sogni si sono adeguati all'età, ma quelli erotici erano sempre gli stessi.
Poi una triste notte sarà stato le cipolle crude ho fatto un sogno sconvolgente: mi trovavo nel letto e chi ti arriva?: una vecchina sdentara con le tette sui ginocchi, gli puzzava il fiato da svenire.
La mattina dopo mi sono detto: addio Maresco! Neanche nei sogni.......
Perchè dico questo: ieri sera ho mangiato un bel pezzo di lesso, ma di voglia, poi sono andato a letto, e ho fatto un sogno sconvolgente: ero nell'orto a concimare e venuto uno e mi ha detto, mi presti la carretta ci metto le lasagne e il sugo per la sagra e ha incominciato senza pulirla: una sfoglia di lasagne e un boccale di sugo:quando ha finito galleggiavano alla pari sulla carretta.
Per fortuna mi sono svegliato! Uno stomaone che non vi dico, per un pezzetto di lesso.
Ho belle visto! Sono alla frutta non solo a cena, ma anche coi sogni!

domenica 4 novembre 2018

All’amico Maresco

Grazie Maresco detto con il cuore
ci hai regalato una bella serata
insieme si è trascorso un paio di ore
distesi e pronti a far qualche risata
ci ha coinvolti tutti il tuo calore
e la tua verve molto appassionata.

Sei forte te lo dico in poesia
e sprigioni una grande fantasia.

Un animale sei da compagnia
arzillo, molto allegro e scoglionato
c’hai raccontato con grande ironia
le cose di famiglia e il tuo passato
hai maneggiato con grande maestria
zappa, vanga, rastrello ed il pennato.

Un grande amore il tuo per la cultura
E una forte passione “l’avventura”.

Innamorato sei della natura
andar per boschi “che soddisfazione”
scegli i percorsi con attenta cura
vedere una farfalla “che emozione”
continueremo a farlo finchè dura
qui ci si ferma a fare colazione !

Con Chiara, gli scarponi ed il canino
pane, formaggio, spalla e niente vino.

All’ombra del fratello il tuo passato
Non voglio esagerare “l’hai eguagliato”!

Caccianello <
Oggi anello a sud di San Miniato

la prima è zummata da gargozzi, La seconda dalla vigna sotto Marzana
da cima marzana
da via Ranci
calanco dei Cappuccini
Da Scacciapuce


sabato 3 novembre 2018

Come sempre la malinconia del luogo di origine mi prende; si perchè quando scendo fra la gente del posto poi mi sento estraneo, eppure tutti mi vogliono bene, c'è un qualcosa di intimo che mi rattrista: è come se questo bene sia dovuto, l'ho notato l'altra sera, stanzata di gente, ma quelli lì del podismo, delle camminate non c'erano, mi avrebbe fatto immenso piacere, anche sé quello che facevo o dicevo era scontato. Vedo nei paesi accalorarsi per uccede altrove, ma qui in questo comune dove sono piovuto per sbaglio e vissuto una vita non c'e l'ho fatta a diventare uno di loro, eppure in momenti ho dato, ma forse il mio dare è artificiale , dovuto.
O forse ho sbagliato tutto affezionandomi alla terra e non ai luoghi.
Ormai sono segnato: tornare indietro diventerei una patetica minestra riscaldata, meglio il cammino li sono nel mio mondo e finchè ce la farò va bene così.
Dalla CAPANNA
.al pagliaio
Quando conversando con qualche giovane mi viene di citare: mezzadro, bracciante, pagliaio, fattore, sensale , stimatore, ed altre figure del recente passato, ho mi viene chiesto chi è o vengo guardato come se uscissi dalla preistoria. Questi nomi, che erano importanti nel recente passato, non li trovano nei libri di scuola ne le vengono nominati in famiglia tutti presi come siamo stati ad inserirsi nel moderno in professioni nuove e tralasciando di proposito quello che eravamo, cosa facevamo, che passaggio abbiamo avuto per questo cambiare rapido. Però ho notato che da anni si fanno rievocazioni storiche, si è rivalutata la via Francigena, si moltiplicano i palio. Solo di recente si è incominciato a fare la rievocazione della trebbiatura del grano e qui si arriva a quel periodo di prima della fuga dalle campagne per andare in fabbrica quando lavoravamo la terra con sistemi ancora manuali, arature eseguite col bestiame, o addirittura con zappa e vanga, quando il sistema di vita in famiglia era regolato da molte regole soggettive che privavano la libertà di agire al singolo componente ma era la famiglia tutta soggetta ad un padre padrone- Capoccia- il quale era soggetto alla proprietà del podere. Ed altre cose appartenute al mondo contadino. racconterò il vecchio mondo contadino questa volta non con episodi o fatti successi ma mi soffermerò a raccontare usi e modo di vivere nelle campagne nostrane. Ne ho di cose da descrivere, il difficile è da dove incominciare:
Oggi le coppie quando dopo avere cercato un lavoro, una casa , ed altro quando vogliono avere un figlio devono ricorrere a specialisti per averne uno.
Quando sono nato io si nasceva per caso , più uno diceva basta, più aveva figli. Era importante averli soprattutto maschi, con diversi figli maschi si poteva creare una famiglia propria, e uscire dalla stretta padre Capoccia assoluto della famiglia. Il capoccia come era chiamato in Toscana il capofamiglia figura assoluta riconosciuta dalla proprietà del podere col quale imponeva il suo comando. Ecco le varie figure che componevano una famiglia contadina di fine anni trenta:
il capoccia che comandava e teneva il portafoglio, -intendiamoci amministrava la miseria , nelle famiglie dei mezzadri ce ne era tanta, però per far quadrare il magro bilancio familiare e per salvare la famiglia in situazioni difficili come malattie di familiari e a volte potere ricorrere a manodopera extra familiare doveva tenere un comportamento parsimonioso. La massaia, moglie del capoccia , era quella che aveva il compito di amministrare tutto quello che era fatto in casa, da provvedere per la cucina, cucinare ella stessa -un detto: a il mestolo di casa e il mestolo è quell'arnese di cucina che serve a girare i cibi in cottura , ma si riferisce anche al comando- Tanti detti sulla figura di massaia : una donna la casa la fa, un'altra la disfà, questo detto si basava sulle capacità di questa figura. Passavano dalle mani sapienti della massaia tutte le riserve alimentari della famiglia, suggeriva quando c'era da macinare il grano per il pane, il granoturco per la polenta- o omini! C'è da andà a macinà, doveva avvertire diversi giorni prima per non intralciare il lavoro nei campi, doveva sapere fare medicamenti: il contadino ricorreva al dottore solo nei casi gravi il resto si curava con erbe medicinali , impiastri vari . Altro aspetto importante della figura della massaia era quello di tenere i rapporti con le altre donne della famiglia, le mogli dei figli, saperle tenere unite era una impresa a volte la massaia ci riusciva col ragionamento, molte volte col comando e l'imposizione. Le donne di casa: erano le mogli dei figli , o una figlia del capoccia nubile, alle quali spettava il lavoro più faticoso: fare il pane: il pane veniva fatto una volta la settimana era un impegno lungo in quel giorno, sui iniziava con setacciare la farina per togliere la crusca,- il grano veniva macinato con macina, quindi doveva essere tolta la crusca, poi ottenuta la farina giusta si metteva nella madia- apposito mobile di legno, dentro alla farina si faceva uno scavo, prima si scioglieva il lievito madre poi lentamente si scioglieva la farina nell'acqua poi le varie fasi fino ad ottenere un impasto giusto per da cottura. Si disponeva una apposita lunga tavola con i bordi, si copriva con un telo e si disponevano i pani uno a fianco all'altro separati da una piega della stoffa. Una donna procedeva a scaldare il forno con fasci di legna frasca, che potevano essere di vite o di ulivo. Nel frattempo il pane quando era lievitato al punto giusto si portava nel forno che era all'esterno della cucina, molte volte su di un lato della casa,il forno una volta caldo veniva spazzato con dei rami verdi o anche foglie di carciofo manovrate al riparo dal calore con una lunga pertica chiamata -fruciandolo- . Una volta infornato si controllava la cottura. Conclusioni una mattinata di lavoro. I l bucato si faceva in base alle necessità, cioè quando c'erano i lenzuoli ed altri indumenti da lavare, anche il bucato era complicato farlo: si metteva in una caldaia l'acqua occorrente si scaldava fino alla ebollizione, si disponevano i panni sporchi in una conca di terracotta grande, con sul fondo un foro dove veniva applicato un cannello tappato. Quando la conca era ripiena sopra gli indumenti veniva steso un telo bianco, sopra veniva immessa la cenere – accuratamente setacciata per eliminare i carboncini- poi sopra la cenere si versava l'acqua calda, si lasciava che filtrasse l'acqua attraverso i panni poi quando si era sicuri che fosse discesa tutta, si svuotava la conca, il liquido che ne usciva chiamato -ranno - veniva conservato per molti usi: lavarsi i capelli, lavare singoli indumenti ecc, poi la procedura per asciugare era quella di stenderli al sole su fili di canapa. Ripulire i conigli, polli: qui c'è da spiegare, le galline ovaiole erano della massaia che le usava per cucinare e por avere pulcini. Mentre alle singole donne era permesso avere una covata, spiego veniva messa in covo una gallina con massimo dodici uova alla nascita dei pulcini venivano allevati da una donna che poi una volta adulti vendeva al mercato ed intascava lei per i suoi bisogni personali, corredo, se era ragazza; per vestiario dei figli o altro se era sposa stessa cosa era per i conigli c'erano quelli ad uso casa e quelli per ognuno le donne di casa. La pulitura veniva fatta o quando pioveva, o in estate nelle ore calde, da questo si deduce che la donna non conosceva riposo. Poi la donna doveva seguire gli uomini nel lavoro dei campi e altre commissioni ordinate dalla massaia. La vita di queste giovani donne era disumana: dovevano sottostare alla massaia e al marito, quando avevano figli da allattare molte volte nei mesi di primavera estate lo portavano con se nel campo, lo mettevano dentro una cesta rigirata che aveva le funzioni dell'attuale girello e lo allattavano al fresco di qualche pianta. I figli appena potevano anche dopo la scuola le veniva imposto alcuni lavori come pascolare maiali, capre, pecore ecc. dare da mangiare a conigli polli ecc.
Per lavorare un podere di dieci ettari occorrevano 4 uomini adulti e quattro donne, la manodopera era considerata in braccia, ogni figlio del capoccia aveva una mansione: lo stalliere- bifolco- era addetto alla stalla al lavoro col bestiame sul campo, il maggiore era destinato a diventare a sua volta capoccia, era cantiniere e aiutante del capoccia stesso, gli altri uomini, cosiddetti di fatica ma a loro volta capaci di sostituire i vari incarichi. Non dimentichiamoci mai della grande varietà del lavoro contadino. Vecchi e bambini erano considerati in più o di peso alla famiglia stessa. Poi il militare leva18 mesi nel 1950 ma nel periodo indicato c'erano i richiamati per guerra ma la famiglia contadina a mezzadria doveva sopperire alla mancanza di uno o più persone anche se militari o ammalate con operai agricoli detti braccianti.


Quando un contadino disdiceva il podere doveva farlo entro il 31 Luglio e lasciare la casa a Gennaio, però rimaneva il raccolto del grano -sua era la-caloria-, cioè il potenziale concime dovuto a precedenti culture- seminato ad ottobre e doveva provvedere alla falciatura e alla trebbiatura nel Giugno- Luglio nell'anno in corso , suo era metà del grano, la paglia era del contadino che si era inserito in quel podere. Alla consegna della casa veniva stimato il valore del bestiame, del fieno e di altre rimanenze, due stimatori, uno per contadino stabilivano il valore, molte volte si accordavano dopo giorni ritardando la consegna della casa. Il contadino entrante definito contadino nuovo, a Luglio quando le veniva assegnato dalla proprietà il podere cominciava a zappare le prode di viti e gli ulivi, ricavava le fosse e poi ricominciava con la potatura delle viti ecc Il contadino mezzadro doveva lavorare il podere secondo obblighi ben definiti pena la disdetta, ed erano tanti; ne elenco alcuni: divisione di tutto al 50x 100, finire di zappare le prode e ricavare le fosse entro il 31 luglio pena la disdetta. Regalie: prosciutto del maiale fino alla terza mammella, due capponi a Natale. Ed altri obblighi come divisione al 50 x 100 se veniva venduta frutta e verdura. Naturalmente non tutti i poderi erano uguali, a terreni sabbiosi-tufo- c'erano poderi argillosi, ambedue siccitosi in estate, e terreni cosiddetti di riporto valli e pianura, ma in Toscana la pianura era limitata da qui il proverbio – chi disse piano, disse piano. I contadini di pianura avevano raccolti maggiori e soprattutto in estate avevano molto foraggio fresco, potevano tenere molti capi di bestiame, e il bestiame per un contadino faceva la differenza al saldo annuale. Il proprietario teneva o faceva tenere la contabilità,spese e ricavi. Se il saldo a fine anno è positivo il proprietario doveva dare la differenza al contadino, cosa che faceva raramente: diceva per non sborsare te li segno allo scrittoio cosi se l'anno prossimo dovesse andare male.... e invece investiva diversamente. Se il contadino rimaneva in debito, si diceva- andava sotto- se il debito era molto si ripagava sul raccolto. Tratterò dopo l'argomento stalla in seguito. Il proprietario donava la casa che si trovava quasi sempre vicino il podere. Le case coloniche in molti poderi erano sprovviste di luce elettrica, l'acqua a volte era distante parecchie decine di metri e doveva essere attinta con secchi e portata a braccia, nei poderi argillosi sprovvisti di sorgenti c'erano cisterne per la raccolta di acqua piovana per uso famiglia , per il bestiame veniva scavato un laghetto detto gozio, o bozzo, o pozzo sterrato a seconda dei paesi, e in estate per la prolungata siccità si doveva provvedere con il carro botte apposito carro attrezzato per il ramato, per svuotare il pozzo nero e in estate appunto per rifornirsi di acqua anche distante km. Per uso bisogni c'era la latrina una piccola sporgenza fuori della casa collegata ad essa da una porta, in inverno si gelava essendo esposte da tre lati. A l piano terra c'era su un lato la stalla, a fianco una stanza detta trinciatoio- dove veniva fatta la segata, cioè si trinciava il fieno e l'erba : il tricia foraggi era una grande ruota di ferro con due lame taglienti con un ingranaggio che portava il foraggio, per essere girato occorrevano due persone ed era molto faticoso, un'altra persona immetteva il foraggio, sia fieno che erba ; i bovini erano facilitati molto nel mangiarla, per poi nelle ore dopo potevano ruminarla. la cantina dove quando dopo la svinatura si poteva mettere il vino riportato dalla cantina padronale, anche questo argomento tratterò in seguito. La cantina doveva essere esposta a nord per la migliore conservazione del vino e quasi tutte in terra battuta- cioè senza pavimento. Su un lato della casa c'era il forno per cuocere il pane e sopra il pollaio. Da vanti casa c'era l'aia per la trebbiatura del grano e di altri cereali e legumi- fagioli ceci, vecce, cicerchie ecc oltre l'aia la cascina con al piano terreno la loggia dove venivano riposte il carro e gli attrezzi per il lavoro, nel retro lo stanzino per il maiale a fianco eventuali stabbioli per i conigli. Al centro l'ingresso e la scala che portava in cucina,l stanza grande col focolare, le altre stanze erano camere tranne una detta granaio dove veniva messo il grano per uso famiglia se ce ne era in più veniva venduto- cosa rara dopo la metà che si prendeva il padrone e la famiglia numerosa difficilmente avanzava per la vendita. Le coloniche si trovavano vicino il terreno, come dicevo prima a volte in zone impervie con strade disastrate: fango in inverno e polvere in estate, a volte isolate le une dalle altre,avere un medico a casa una levatrice, un veterinario in inverno era quasi impossibile

giovedì 1 novembre 2018

Una lieve pioggerellina mi ha accolto all'apertura della persiana sono le 5,47 mi attende una giornata molto particolare: non la camminata o il lavoro nel terreno ma fare a sera il vecchio giullare, mi sono dato a questo incontro con la gente addirittura la qualifica di novelliere: faccio rivoltare nella tomba i veri noveglieri quelli di una volta, quelli di: ia, le mie saranno storielle brevi inquinate dalle tante letture e dalle tecnologie, ma è per mantenere il ricordo di un mondo calpestato, deriso, umiliato per decenni, dopo avere salvato la gente dal disastro di una guerra dopo l'altra. Essere inglobati al chiuso in capannoni fatiscenti, E permettetemi di ricordare ancora Remo Massaini recentemente scomparso: lui sì era tutto quel mondo e lo rappresentava bene con la Poesia e con la narrazione, forse se non avessi preso l'impegno avrei rinunciato a stasera tanto mi ha turbato la sua scomparsa.
Via!un altro 2 novembre e dalla parte giusta,la vita!, molti coetanei sono dall'altra parte li ricordo con commozione,sin qui è andata bene, stringo i pugni e bando alla atavica timidezza, si cara amica Gabriella: Sono un orso che cerca volentieri cibo ai cassonetti:...... mi abbatteranno presto......