martedì 27 novembre 2018


IL PASSO DI DANTE-sui monti pisani-
Siamo a metà Marzo e dopo due giorni che mi strapazzo a tagliare erbacce e rovi in un ciglio ho detto basta! Domani mattina via, in cammino, e dove? Penso un poco e mi viene alla mente San Giuliano Terme e i suoi monti. Eccoci ad Asciano, lasciamo la macchina subito appena girato dietro alla torre dell’acquedotto Mediceo, approfittiamo della fontana per rifornirci di acqua. Ci mettiamo in cammino di istinto verso il cimitero, lo sorpassiamo e alla seconda strada a destra la prendiamo, comincia una leggera salita poi di nuovo a destra, un gruppo di case ed ecco un cartello del parco del Castellare e delle Fonti, con la sigla a. n. p i. l, -aree nazionali protette di interesse locali- monti pisani- il pannello illustra i punti principali del parco, andiamo avanti, ora la strada è in cemento e sale ripida. Troviamo sulla sinistra una colonica, n 1 restaurata è del parco è chiusa, ma fuori altri pannelli illustrano il percorso. Saliamo altri cento metri e arriviamo in cima ad uno spiazzo, sul ciglio ogni cartello indica il nome di una pianta,ho di un’erba. Una stradina va a sinistra verso un’altra casa dell’ente parco, sul ciglio tanti cartelli indicano i nomi delle piante e delle erbe, sono decine citati nel nome scientifico e nel nome che conosciamo noi profani. Lasciamo la casa e continuiamo a salire. La strada e in pietrisco ma sale regolare verso la cima del monte in un paesaggio lunare, roccia, molta , altri pannelli indicano i fiori, l’orchidea è la regina di questo monte, altro pannello illustra la fauna. Percorso molto didattico molti ragazzi dovrebbero venire per conoscere la natura di questi luoghi. Un pannello spiega i monumenti del parco e fra i diversi indica una villa sulla sommità del monte, villa. Bosniaski. Dopo una curva a destra eccoci in cima al monte: sorpresa, sotto di noi il panorama mozzafiato fino a Pisa, sotto San Giuliano Terme, qui la strada spiana e costeggia la cima del monte, dopo una semicurva con sotto i terrazzamenti di olivo e sempre panorama arriviamo a questa villa famosa. Che posto! Un personaggio famoso questo Polacco a studiato in diverse città fra cui Parigi, con la moglie nobile e scrittrice dopo tante peripezie, arrivò a San Giuliano e comprò questo monte, vi costruì una strada e nello spiazzo proprio davanti a Pisa, con sotto il paese vi costruì una villa con parco, cisterna, muri di cinta, frantoio, perché nel frattempo fece piantare gli olivi in tutto il pendio che sovrasta San Giuliano. Ora tutto è in rovina, un cartello dice di non avvicinarsi alle costruzioni pericolanti. Ma malgrado l’abbandono il posto ha un fascino particolare. Ritorniamo indietro fino alla curva dove inizia la discesa e prendiamo il sentiero 01 sul cartello è indicato Passo di Dante. Si cammina ora in un sentiero roccioso per seguire il percorso bisogna seguire le frecce bianco rosse fatte nella roccia. Qui è tutto sassi, poche piante erbacee, e asparagi, non sono raccolti io approfitto per mangiarli così appena raccolti sono di un dolce, Chiara dapprima esita poi pensa a domani per fare una pastasciutta, andiamo dalla figlia. Smetto di mangiarli anchio, ma siamo vicino al passo di Dante è mezzogiorno ci fermiamo per mangiare. Sotto di noi le macchine fanno la giostra nei tornanti che portano al foro.
Ci rimettiamo in cammino e andiamo al passo, una lapide proclama il famoso xxx3 esimo canto dell'inferno di Dante Alighieri: al monte che i pisani veder Lucca non ponno…. , sopra una testa di Dante che fotografo ma mi viene male controsole. Ora una strada bianca con i segnali dello 0-0 il sentiero che parte da Molino di Quosa e percorrendo tutto il crinale dei monti pisani arriva a San Giovanni alla Vena, ci porta verso la parte alta del monte. Chiara voleva andare nell’altra direzione perche pensava di trovare altri asparagi, ma le fò presente che tre macchine sono parcheggiate nello spiazzo, gli asparagi sono stati raccolti tutti a quest’ ora. Comincia a salire lievemente la strada e meno male è un poco ombreggiata, il caldo si fà sentire. Ogni poco un ciclista in mantambaik passa sfrecciando, attento trek!, questi non schersano, vengono giù dalla montagna come frecce. Ecco ad una curva in uno spiazzo tre persone sedute ad un tavolino apparecchiato. Quando sono vicino dico: bel mestierino,credendo che mangiassero, invece mi dicono che al passo di Dante dove avevano parcheggiato il fuoristrada, le avevano rubato la borsa dove avevano il companatico, lì non si sono accorti, quando seduti per mangiare mancava proprio la borsa degli alimentari più importante. I soldi li avevano in tasca e che potevano fare? Andare uno a ricomprare il companatico, il quarto era proprio impegnato a fare spesa. Mi viene un dubbio, un sarà mica stato quel marpione di Dante, visto che anche lui era profugo in terre straniere, e gli stranieri come si sa . . . . . bisognerebbe chiederlo a Maroni. Ora si sale senza tregua poi ad una curva si lascia la strada per il sentiero, bello è questo passaggio, sale fra piante di sughero e rocce verruche. Dopo mezzora che saliamo ritorniamo nella strada bianca che sale con diverse curve, vediamo su in alto il monte Faeta e sulla destra ecco i cartelli che segnalano il Mirteto. Ora lasciamo la strada e giù in picchiata in discesa, il sentiero è bene segnato ma mamma mia che discesa!. Ci attacchiamo ai tronchi dei tanti corbezzoli per non cadere, i ginocchi sono messi a dura prova. Scendiamo fra il folto in un canalone e dopo poco sentiamo l’acqua scrosciare, il cartello in cima recitava: Mirteto km1, mezzo, farli a rotta di collo cosi senza un metro di pari è stata dura. Ecco fra le piante un tetto, ci siamo, e incrociamo il sentiero che scende giù dal monte. Ecco la chiesa del 1100 stile pisano dice un signore del luogo, che mi spiega diverse cose . Che era un convento le cui origini sono sconosciute fino al 1100, ci conduce dentro un rudere e ci mostra i muri in basso di origine Etrusca, la chiesa come tutte le costruzioni abbandonate da tempo è senza tetto, le pietre sono tutte di roccia verruca, i frati hanno stabilito prima di costruire la chiesa quante ne occorrevano, così dice l'uomo, ex paracadutista ora in pensione, e come noi ha del tempo da spendere, cerca di documentarsi nel tanto tempo che ha in biblioteca a San Giuliano.
Ci sono i resti di diversi stabili che servivano da convento, in un ambiente c’è sempre una grande tinozza di pietra che era del frantoio. Salutiamo l’informatore e continuiamo a scendere, sempre bosco ma ora mulattiera acciottolata. Dopo tanto scendere arriviamo all’edificio costruito dai Medici per portare l’acqua a Pisa. Bella la facciata con tanto di stemma in pietra serena, ma l’occhio vede sul ciglio una lapide con due nomi Sono partigiani caduti .la lapide reca scritto: Qui caddero combattendo per la libertà, Paolo Baracchini, Pirro Capecchi. Asciano 24-7 -1944
E come altre volte è sempre difficile non trovare nelle nostre terre un percorso senza trovare ricordi di caduti nella lotta di liberazione.
Percorriamo ora la via che porta i nomi dei due partigiani, e in poco tempo siamo alla macchina.
MONTI PISANI
Quanta bellezza offri al viandante
E che varietà di piante, di erbe e roccia
Dai castagni della parte nord del monte
Alla varietà mediterranea nella parte sud
Dove l’olivo primeggia,
il leccio il sughero, il corbezzolo
ricoprono il bosco.
E il terreno aspro ricoperto da rocce verruche
Ha fatto faticare molto l’uomo pisano
Per produrre quell’olio conosciuto nel mondo
Panorami da cartolina su Pisa, sul mare,
Su Lucca e le vicine Apuane,
sul valdarno e su Livorno.
Nei tuoi boschi anno trovato la forza
Uomini semplici
Per combattere un invasore crudele
E a Piadena sopra Buti, ai tuoi piedi
Nel padule di Bientina,
giù alle fonti di Asciano,
nomi sconosciuti
Ci anno donato col loro sangue libertà.

Nessun commento: