mercoledì 2 dicembre 2009

Tresanti, il ritorno.

Salgo a Volteggiano e sono in cielo,e mentre salivo ricordavo la stessa strada bianca, il bosco poi la chiesa,poi la collina silenziosa, solo un contadino potava un filare di viti, poi silenzio. Alle case che incontravo tutto chiuso la strada era la stessa di tanti anni fà, solo ogni tanto una frettolosa macchina passava,riconoscevo le case dalla collina, dalle curve che avevano: dicevo a Chiara quì ci stava Amina una dei Calvani, quì ci stava il Nigi,ecco, in quella casa ci stava il pastore Caino, grande burlone,poi vedo la colombaia dei Calvani.
I ricordi dell'infanzia riaffiorano, cammino ora in silenzio dopo avere oltrepassato il borgo, e ripenzo a quanta vita c'era allora in queste colline,le camminate scalzo nella polvere, le corse qiù nella Pesciola con la capra stellina ed il cane,al pomeriggio la salita in colombaia a levare i graticci dei fichi e una volta in cima imitavo la civetta,poi alla domenica tutti alla chiesa che era distante dalla fattoria e dal borgo, un sentiero scorciava il tragitto. Lo cerco, niente, solo i cipressi sono rimasti, poi è tutto macchia. continuo il cammino in salita, ecco il cimitero, nel muro trovo le lapidi sbiadite di zio Faustino e zia Maria, quanta riconoscanza debbo a questa zia, donna eccezionale sempre in disparte sempre presente quando c'èra bisogno,non trascurava nulla e non appariva la massaia molte volte descritta come prepotente verso i figli le nuore...zia Maria no! c'èra sempre al momento giusto e sembrava che fosse lì per caso. Dopo il cimitero una colonica adibita a canile, e poi San Matino a Maiano, tutto un abbandono, solo gatti poi un borgo completamente abbandonato.
La collina è bella ma non c'è vita, molte case abbandonate, franate, altre restaurate e recintate. Non sò chi delle due apprezzo: le prime fanno male a vederle ridotte a ruderi, le altre, anche se anno giardini e piscine sembrano prigioni per benestanti.Non mi si faccia la domanda stupida di sempre: era meglio prima o ora?
Non rinpiango la vita grama che si faceva sulle colline, ma ricordo la gente: la vita. C'èra vita a volte triste molte volte gaia. Ora passi, cani feroci ti abbaiano dalle recinzioni, cani di razza, io rimpiango l'abbaiare dei cani bastardi, l polli a raspare intorno ai pagliai, l'odore aspro delle concimaie, e le tante voci..... Basta coi ricordi, vecchio Maresco quarda e ammira quei coltivi moderni che Giovani contadini portano avanti con tanti sacrifici augurando a loro di non vedere qeullo che ho visto io. La morte lenta del mondo contadino tradizionale.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Maresco, che belle zone ci segnali.
Io più o meno le conosco tutte, ma tanta gente anche di questi nostri posti, non li apprezza e forse non li conosce nemmeno; mi sembra che non gettano neppure uno sguardo a queste colline, ai calanchi, alle biancane, che sopratutto nella bella stagione sono incantevoli.
Sono inoltre d' accordo con te, che tanti segnali, tanta incuria, il semplice recupero di tante coloniche in villoni per i ricconi, testimoniano la lenta morte del mondo contadino e rurale....destinato a cambiare il volto, nel volgere di pochi anni della nostra bella Toscana.
Ciao e grazie amico cantore di queste nostre zone.