giovedì 28 gennaio 2010

monte serra

Bella mettinata ieri mattina zaini e via verso il serra - monte che i pisani Lucca veder non ponno-a dirla con Dante, meta di partenza Calci- la valle Graziosa. Lasciata l'auto e subito salita, con pendenze da arrampicata. Saliamo una lunga rampa fatta dalla forestale per combattere i numerosi incendi- come vedi amica dell'Abruzzo, gli incendiari sono purtroppo anche da noi.
Arrivati in cima al dosso ecco il grande panorama: sotto di noi Pisa, più lontano Livorno, a ovest Viareggio, e il mare da Livorno all'inizio della Liguria, ci sediamo e dato che è mezzogiorno ci togliamo gli zaini e pranziamo. Si vede distintamente gli aerei atterrare al Galilei, la torre pendente, e l'arena Garibaldi: col pensiero..... forza pisa.....pisa campione. ritorneremo, ritorneremo, ritorneremo in serie A. bè.... ora col pensiero.
Ci alziamo di malavoglia da un posto così bello, curva in salita e la prima neve, poca e fino a passo Croce niente di particolare, ma al passo neve bella 10 centimetri, per due vecchietti come noi basta per raccontare che siamo stati sulla neve. lunga camminata in pari fino a Santallago, quì la neve è più alta e amucchiata dal vento. Che bellezza vedere il grande prato innevato e deserto. e fino alla Rosa Dei Venti è un bel camminare, da lì è passato lo spartineve e camminare con i residui del ghiaccio e l'asfalto era difficile. A campo Calci decidiamo di scendere sulla strada 8 km
ma la strada era pulita e mano che si scendeva era asciutta, la neve era solo ai lati e nel bosco. Davanti a noi giù il mare coi raggi del sole calante brillava. Dopo il passo per Buti abbiamo ritrovato il sentiero che in un paesaggio che la valle Graziosa solo hà siamo ritornati in Calci. Sei ore di cammino un dislivello di 750 metri ho Chiara siamo ancora competitivi!!!!!!!!!!!!! Niente foto, ce la siamo dimenticata la nostra macchinetta .

foto sotto a scendere

Toiano visto da Castelfalfi
Castelfalfi
querce sul Roglio
panorama di Iano
Vico Pisano
Alba da casa

mercoledì 27 gennaio 2010

La memoria

Come tutte le persone sensibili voglio anchio nel giorno della memoria dare un piccolo contributo ricordando un episodio.
Era di primo mattino, stavo in casa con mio padre e mia madre quando da fuori gridarono: i tedeschi, scappate, giù nel piano anno portato camion e pulman e stanno salendo verso Castelnuovo. Mio fratello e mio cugino poco più che ragazzi si trovavano fuori, presero per mano un mio zio malato di cuore e correndo trascinandolo scapparono, i tedeschi dalla valletta li videro e spararono, per fortuna a vuoto, mio padre e il mio vicino falegname non poterono uscire e corsero in colombaia a nascondersi. I tedeschi avendo visto fuggire i tre forse pensarono che in casa non fossero rimasti altri uomini andarono oltre forse per insequire i tre che avevano visto, i due ragazzi trascinando lo zio malato fecero in tempo a nascondersi in un boschetto. Chi fuggì dal paese non fu catturato, i tedeschi avevano il terrore dei partigiani, si limitarono a catturare quelli trovati nelle case e furono molti.
Caricarono tutti sui camion e li portarono via. Mi ricordo la disperazione delle donne e dei bambini, che destino avranno? dove li porteranno? ma il terrore maggiore era la paura che li portassero in Germania, molti racconti di scampati dalla ritirata di Russia accrescevano la paura.
Mia nonna si disperava, un mio zio, fratello di mio padre che viveva con noi era andato a zappare nel campo,era a seguito di una malattia taciturno, non parlava mai,
già una volta un tedesco le puntò il mitra perchè non gli rispondeva, mia madre le fece cenno che non parlava e andò bene. Era mezzogiorno quando vedemmo lo zio arrivare, le andò bene i tedeschi non lo videro.

lunedì 25 gennaio 2010

I licheni- incrostazioni

Mi ricordo che in una delle nostre camminate, eravamo io e Chiara sulla via Francigena nel tratto Gambassi terme- San Gimignano, al ritorno prendemmo una variante e scendemmo nella stretta valle dietro il-Masso del Pastore-per ritornare indietro- avevamo l'auto a Gambassi- Non sò come si chiama la lunga valle stretta e boschiva percorsa da un torrentello che il sentiero attraversava molte volte. Come in tutte le valli strette dalle colline le piante di querce, acacie, carpini ecc, erano molto alte, dice il vecchio saggio: vanno a cercare l'aria. Quardavi in alto e l'occhio si perdeva nel cercare la fine, era di Febbraio, mancavano le foglie.
Notammo subito lo scenario particolare, le piante, tutte erano ricoperte dai licheni fino ad una altezza uguale per tutte quante, sembravano invechiate e statiche, forse l'umidità,il poco soleggiamento, le avevano fatte incrostare così, sembrava, camminare in quel luogo così particolare, di essere in un tempo statico senza uscita.

Prima non avevo mai fatto caso, certamente altre volte sarò passato in posti simili non facendoci caso, ma ora ogni volta che rifletto su come siamo, come accettiamo ingiustizie, condizioni estreme, soprusi in danno di altri più deboli di noi,
le condizioni di degrado, lo sfruttamento di immigrati, tutto ci commuove per pochi attimi,poi niente rimaniamo chiusi incrostati dai licheni dell'indifferenza, come le piante della valle appena citata.

domenica 24 gennaio 2010

AVANTI VENDOLA ALLA RISCOSSA.....................

Mi scuso con i miei lettori se devio dai soliti temi del mio blog, ma anchio sono in questa nazione anche se la guardo dalla cima di qualche poggetto.
In Puglia è stata data una lezione di democrazia popolare a coloro che la democrazia la vogliono imporre dall'alto della loro sapienza di politici consumati, che hanno passato la vita ad insegnare più che ascoltare.
Ha vinto Vendola, non come persona, ma come rifiuto di imposizioni venute da dirigenti che fanno, sbagliando, i loro calcoli di covenienza politica, non personali, ma di vecchia maniera fatta da alleanze di salotto.
Basta!!! con il vecchiume modo di fare politica. basta ricorrere al voto pilotato, ne avrete amare sorprese. E non facciamo di Vendola un grande personaggio, ha vinto va bene che si voti!e speriamo che non si monti la testa, anche lui ha i suoi limiti.
Ma ora,è tempo che si lasci spazio a gente giovane. Venite con me, vecchi dirigenti dal culo incallito dalle sedie scomode della politica, a camminare per sentieri e lasciate ai giovani che se la sbrighino da sè questa matassa costruita da noi in sessantanni di immobilismo.

giovedì 21 gennaio 2010

mercoledì 20 gennaio 2010

San Vivaldo- Iano- valle Roglio- Castelfalfi- San Vivaldo.

Lunedì mattina finalmente cielo sereno: zaini forniti e via! Ma dove andiamo? Montaione, dice Chiara, va bene san Vivaldo? si!
Lasciamo l'auto nel piazzale all'ingresso del famoso convento: detto la Gerusalemme di Toscana. Ci incamminiamo verso il borgo, lo attraversiamo, e andiamo verso Iano il borgo che dista tre km da san Vivaldo. Tutto asfalto ma dentro il bosco, il traffico è inesistente, solo due macchine in tre km. La strada è all'ombra, ci sono ai lati dei residui di brina, dopo una lieve salita eccoci finalmwente in prossimità di Iano e al sole. Si scende quel poco per raggiungere la stradina che va a destra in pari passando in mezzo ad agriturismi da favola con delle rocce favolose. si continua per duecento metri in pari nel bosco, poi comincia la discesa ripida in cemento, due curve e siamo nel mondo dei calanchi e delle grandi distese di argilla seminate a grano. Che scenario, guardi all'infinito e vedi davanti a te Volterra, più avanti Montecatini val di Cecina,e giù in basso i paesi del pecciolese: Ghizzano, Legoli e difronte il Castello di Castelfalfi il famoso borgo turistico. Passiamo due agriturismi ristrutturati di recente, un bel restauro, come sono bene restaurate tutte le tante coloniche del comune di Montaione vanto del turismo in Toscana. Dopo subito le due case prendiamo a sinistra la strada in terra battuta, ora molto sciupata dai fuoristrada dei cacciatori, è tutta un pantano ma se vogliamo stare sul crinale della collina c'è solo questa. L'argilla si affeziona agli scarponi, cinquecento metri tremendi, poi in prossimità di un altro agriturismo ritroviamo la strada in ghiaia.Sono le undici e quaranta comincia la fame e un capanno vicino ci invita alla sosta pranzo. troviamo un pancale ci sediamo zaini a terra, anche trek scodinzola contento. Pranzo con ceci e tonno, con marmellata, vino di Montespertoli.mela e caffè. A trek croste di formaggio, davanti a noi distese di grano appena nato. Davanti Villamagna e Volterra, che vita!...... via ripartiamo. siamo al bivio per Cedri che vediamo li davanti a cento metri ma noi dobbiamo fare un'altra strada e dopo una salitella fra cigli di ginestre e carpini cominciamo una lunga discesa che ci porta ad attraversare il torrente Roglio e ritroviamo il fango. Poi inizia una lunga salita verso gli stalloni di Castelfalfi, quì spiana, agli stalloni è tutto un fermento, devono essere incominciati i lavori al cantiere del golf, passano diversi camion carichi di sabbia, dall'altra parte si sentivano spari, diversi fuoristrada salgono da una colonica.
Siamo finalmente arrivati nel grande e famoso centro turistico, andiamo al castello e da sud vediamo un grande fermento. Castelfalfi è stato al centro di tante assemblee che il comune ha fatto per coinvolgere la popolazione prima di approvare un grande progetto turistico di una società straniera, poi approvata anche dal voto nelle recenti amministrative, la sindaco è stata riconfermata con il pieno dei voti.Quì a Castelfalfi ha girato alcune scene di pinocchio Benigni. Lasciamo il castello e ci incamminiamo in salita verso san Vivaldo passando davanti la cappella del lupo. Tanti km, ma che bellezza sono le colline di Montaione!
per chi non conosce la zona:www sanvivaldointoscana.com www visitmontaione.com

domenica 17 gennaio 2010

Lettura

Quando un libro mi piace lo comunico volentieri. E questo è un gran bel libro!!!!
L'autore è lo scrittore portoghese Jiosè Saramanco.Il libro narra la triste vita dei lavoratori della terra di una regione del suo paese,il titolo è:Una terra chiamata Alentejo. Che condizioni di vita crudeli facevano i lavoratori della terra il non lontano 1930 e giù di lì, lo sfruttamento dei bambini. la condizione ancora più triste della donna, la condizione di lavoro: La fame, gli stenti,l'analfabetismo totale facevano sì che le popolazioni rurali venivano costrette al servilismo,se uno si ribellava anche timidamente ci pensavano i caporali, i poliziotti.
Sembrerà di leggere ad un giovane cose da medioevo, invece quelle condizioni di vita le ho viste anche da noi nella prima infanzia. Bella è la campagna coltivata ma non dimentichiamo mai chi prima di noi ha lavorato soffrendo nelle campagne. Ma soprattutto ricordiamo, come fà l'autore di questo libro,i tanti lavoratori delle campagne che hanno lottato per dare una vita migliore a noi. lo consiglio.

venerdì 15 gennaio 2010

Lavorare in campagna


Da sempre al contadino è stato chiesto braccia e sapienza
da sempre il contadino ha dato braccia e sapienza.
Ma mai nessuno ha saputo ricompensare questo lavoro.
Mani da rapina sono sempre cadute sul lavoro dei campi
commercianti senza scrupoli si arricchiscono sul sudore dei contadini.
Tu contadino lavora,non chiedere niente, ci pensano loro:
I mercati, la grande distribuzione,i dettaglianti,
tutti sul tuo sudore ci ricaricano i loro guadagni.
Nessuno si preoccupa se tu devi sottostare a leggi di mercato
nessuno si preoccupa se tu ai avuto gelate,grandine, alluvioni.
Tu contadino non chiedere niente, nessuno ha mai pensato a tè:
ti hanno obbligato di andare in guerra, ti hanno rapinato i raccolti, il bestiame
hai assistito sfollati, e dopo? dovevi andare in fabbrica
perchè era lì che avevano bisogno di gente capace.
Ti anno rapinato la migliore terra di pianura per fare urbanizzazioni.
ti hanno modernizzato con macchine pagate a caro prezzo.
Tecnici ti hanno fatto usare prodotti chimici tossici.

Tu, contadino, in mezzo a questo turbine di modernità sei come una foglia di canna alla tramontana autunnale, sbattuta prima di cadere.
Braccia e sapienza contadina! sono sole al loro destino in mano a governi locali, nazionali sordi da sempre alle tue richieste di un poco di dignità.

lunedì 11 gennaio 2010

Mondo scomparso: Gabbiano

Alcuni ulivi sommersi dai rovi ultimi testimoni insieme al rudere della casa, anche essa seminascosta fra piante e rovi,di un podere che era un gioiello di coltivazione.
Vi abitava un ramo dei Martini che separati per sconfiggere la miseria ma rimasti uniti negli affetti.Quando passo di Gabbiano, una valletta a sud ovest del castello di Montebicchieri, un tempo abitata da diverse famiglie di mezzadri, ora da tempo le case sono abbandonate, i terreni vengono coltivati saltuariamente
La prima volta che venni in Gabbiano dai Martini fu nel 1945. Finita la guerra i tre fratelli Martini vollero festeggiare con tutti i parenti il ritorno dalla guerra tutti e tre sani e salvi. Venne Santi il cugino più intimo di mio padre, avevano la stessa età,ad invitarci e mio padre accettò.
Una domenica mattina attaccò la cavalla al calesse e andammo al desinare. Un viaggio interminabile mi sembrò, da Castelnuovo d'Elsa salimmo a Coiano,poi la discesa in Orlo,
mi ricordo che per frenare c'era una maniglia che girata azionava il freno alle ruote, la cavalla andava a passo e fu lunga dopo essere passati da il Leccio, la Serra arrivammo a Bartalino, ora vicino il motocros. Prendemmo la via di campo e il mio babbo scese e condusse la cavalla a mano fino in Gabbiano. Vedere Gabbiano allora era come vedere un giardino adesso, tutta la valle era coltivata a prode di viti nella valle, tutte le fosse ripulite i filari tutti ordinati. la casa ai piedi della collina tutta lavorata e i filari degli ulivi arrivavano sino al castello.La casa ben tenuta con davanti una piccola sorgente che sgorgava in una pilla.
Al nostro arrivo abbracci e saluti a non finire eravamo tante persone. A mezzogiorno
o giù di lì ci mettemmo a tavola, non stò a elencare le pietanze, non finivano mai di portare in tavola, mi fanno sorridere quelli che credono di mangiare bene adesso, allora c'era tutto genuino,poi la tradizione voleva che ai pranzi si abbondava.
Quanto mangiai!! ero ubriaco dal mangiare. Fù in quella occasione che conobbi Severino che poi negli anni siamo diventati come fratelli, purtroppo ora scomparso.
Grande e serio lavoratore ma persona brillante,le sue battute sono ancora ricordate dagli amici. Lasciammo dopo il pranzo e i saluti Gabbiano una valle che sembrava un giardino.
Ora passo, osservo i ruderi della casa, cammino sui sentieri tracciati dai cinghiali e dai cacciatori, nella macchia un coccio di un coppo ultimo ricordo di una famiglia a me cara.
Come si fà a non rimpiangere un mondo contadino che teneva l'ambiente a misura d'uomo, e come si fà a non ricordare i tanti contadini che malgrado, sfruttati dagli agrari, lavoravano con competenza e passione le nostre campagne.

sabato 9 gennaio 2010

stramberie 3

Vedendo il coltello
pensò la patata
mi faranno a pezzi
ho sarò pelata?
Mi mettono in teglia
ho nel pentolone
farò da contorno
al pollo cappone.
Poco inporta
il destino è segnato
fra un poco di tempo
mi avranno cacato.
Farò da concime
come altri alimenti
che visser nell'orto
e passaron fra i denti.
Sperò la patata
di diventare uno gnocco
per fare da tappo
a un culo.f..........o.


LE PROCESSIONARIE
Camminiamo in fila e questo il destino
non andiamo veloci
non intralciamo il cammino
non pensiamo nemmeno di fare un sorpasso
non facciamo rumore,
nemmeno un pò chiasso.
Ma se ci pestate
e non diventiamo farfalle
vi faremo gonfiare
dal capo alle palle.

venerdì 8 gennaio 2010

E ORA INTERNET!

Ne è passata dall'acqua nel fiume Elsa! da quando vedevo il treno a vapore che da Empoli risaliva la valle per andare a Siena. Mamma mia! che vita piena di emozioni è stata la mia, e spero che duri ancora per molto. Non sempre lieta come accade a molti di noi, ma cavalcare settantaquattro anni in un periodo così di intense trasformazioni piene di lotte, di speranze, di trasformazioni tecnologiche,di costume,di purtroppo avvenimenti tragici, che mi ha messo tante volte alla prova, mettendomi a volte-usando termini pugilistici- all'angolo, ma poi con fatica sono riemerso. E ora eccomi quì seduto al compiuter a confrontarmi con un'altra diavoleria moderna.Ne è passato di tempo da quando alla galena a cuffia sentii da Ferretti il fatidico: un uomo solo al comando! corsi sul poggio e gridai a squarciagola: ha vinto Fausto!!!! dando la notizia ai contadini che stavano lavorando, e di poggio in poggio la notizia si spanse nella zona. Mi sembrò di avere comunicato a tante persone. Ora da seduto e al caldo posso con internet comunicare col mondo,non importa se dico cose risapute, a volte ripetendomi.
Ma soprattutto seguire i tanti sconosciuti che scrivono nei blog, che mandano i loro pensieri,le loro critiche sincere, spontanee, i loro suggerimenti,le loro, a volte strampalate riflessioni, i tanti poeti, ognuno bravo, e ognuno diverso, le tante foto che arricchiscono il mio conoscere visivo, i tanti pittori, tutti bravi nelle loro diversità. Con internet uno che ha cavalcato gli anni curioso sempre di conoscere come me, deve solo cliccare per ascoltare questo immenso variegato mondo di conoscenza e sperare che qualcuno sopporti i miei strampalati scritti.
Ringrazio PATRIZIO SPINELLI che mi segue dall'alto della sua poesia, ROBERTO MULINACCI, che mi segue nel blog e nelle camminate domenicali, NATURA GREZZA che mi segue dall'alto della sua cultura e della sua giovane età. Spero di incontrare altri amici con cui scambiare qualche opinione, ma soprattutto ascoltare....per imparare un poco da tutti. E'per mè come essere alla finestra e rivedere il treno a vapore che ritorna da Siena......

giovedì 7 gennaio 2010

I SENTIERI DI MARESCO

Ho pubblicato quest'altro blog in cui descrivo alcune delle mie tante camminate I sentieri di Maresco.

lunedì 4 gennaio 2010

altra neve


Come ho scritto nel mio libro -Alla grazia di quarda chi c'è- NEL RACCONTO -La neve- io sono un eterno bambino, mentre tutti i miei coetanei imprecano, io godo come un maiale a vedere cadere la neve. E stamani malgrado le previsioni quando mi sono alzato piovigginava, Vabbè ho detto e mi sono messo a leggere, dopo poco alzo la testa e guardo verso la finestra: fioccava, ho lasciato il libro e ho preso posizione vicino alla finestra, mia moglie scuote come al solito la testa, lei ne ha avuta in abbondanza quando da bambina abitava in montagna. Ma quì nel Vald'Arno è sempre stata una rarità vedere la neve e io ora che con la pensione ho tempo da vendere me la godo. Le foto sono della nevicata precedente.

domenica 3 gennaio 2010

sabato 2 gennaio 2010

ricordi nei sentieri

Nelle nostre colline camminando, ogni tanto nei massi di tufo seminascosti dai rovi ho dalle frane troviamo rifugi di guerra, per fortuna ora abitati da tassi, istrici e volpi, si vede dalle tracce che lasciano al loro passaggio. Anche se intatti non sono mai entrato per non lasciare odori ho tracce da disturbare. Si sà quanto gli animali temono e a ragione l'uomo. Ma soprattutto per non ricordare i tristi giorni vissuti nella mia infanzia, quando di corsa scendevamo gli scalini per ripararsi dai bombardamenti. Erano angusti e bui quelle caverne scavate in fretta nel tufo stavamo ammuchiati ognuno vicino alla propria famiglia. Sentivavamo il rombo degli aerei,molte volte passavano e poi cessava l'allarme, ritornavamo ai giochi, ma erano giochi di guerra,fingevamo di costruire bombe o imitavamo il rombo degli aerei e lo scoppio delle bombe. Poi l'attesa del fronte, sentivavamo in lontananza i colpi,i genitori si apprestavano a giorni difficili e preparavano quel poco per sopravvivere. Al primo sibilo di un proiettile corremmo nel rifugio,otto giorni ammucchiati al buio, decine di persone ammuchiate in spazi ristretti. Gli unici che si trovavano a loro agio erano i pidocchi. Dal sibilo del proiettile di cannone sapevamo se cadeva vicino o lontano. Se era prolungato andava lontano se arrivava lo scoppio senza sibilo era nei paraggi. Poi le liti per un niente provocate più dalla tenzione e dalla paura, che per il disagio. Arrivavano dall'esterno notizie tragiche ampliate dalla tensione.
Quando rivedo quei rifugi mi fa male due volte: una per i disagi da bambino, due pensando a quanto misero è l'uomo che può avere gesti di altruismo, ma subito dopo odiare a tal punto da scatenare guerre e distruzioni. Gialli massi delle nostre colline lasciatevi abitare dagli animali che sanno comportarsi meglio degli uomini.

venerdì 1 gennaio 2010

DICEMBRE

Ho che mese è stato? PIOGGIA,NEVE,FREDDO,RIPIOGGIA. Solo la solita camminata pomeridiana sfruttando -l'ora del pastore- cioè approfittando di momentanee schiarite ucivamo per camminare, poi le giornate -corte-, alle 16,30 cominciava l'oscurità.
Abbiamo approfittato per leggere. Dopo avere letto- La città di pietra-, di un autore Albanese mi sfugge il nome ma non certo la trama: un bambino che racconta la vita di un bambino in una città albanese occupata da soldati Italiani e poi da soldati tedeschi,in molti episodi mi ci vedevo anchio, le superstizioni delle vecchie donne del tempo, i bombardamenti i rifugi di guerra, per mia fortuna ho visto meno atrocità del protagonista di quel libro.
Poi ho scoperto Antonio Skermeda grande narratore Cileno. Dopo aver letto il primo libro:La bambina del trombone-,siamo rimasti affascinati e trascinati alla lettura da una narrazione lirica e poetica dell'autore. A fine mese dello stesso autore abbiamo letto: Il postino di Neruda: da cui è stato tratto il film omonimo di Troisi,
e per ultimo: Il ballo della Vittoria.Li consiglio, è un narratore straordinario.
Oggi 1 Gennaio mentre scrivo guardo passare in corsa nuvoloni- che vanno verso Roma- Quando i nuvoli vanno verso Roma prendi i buoi e vai a lavora- dice il proverbio.
Spero damani mattina di prendere lo zaino e andare sul monti pisani e scalare il Faeta.
MACCHE!!!!!! STAMANI PIOVEVA, MI RIMANE SOLO DI GUATDARE LE FOTO FATTE L'ALTRA ESCURSIONE.