Nelle nostre colline camminando, ogni tanto nei massi di tufo seminascosti dai rovi ho dalle frane troviamo rifugi di guerra, per fortuna ora abitati da tassi, istrici e volpi, si vede dalle tracce che lasciano al loro passaggio. Anche se intatti non sono mai entrato per non lasciare odori ho tracce da disturbare. Si sà quanto gli animali temono e a ragione l'uomo. Ma soprattutto per non ricordare i tristi giorni vissuti nella mia infanzia, quando di corsa scendevamo gli scalini per ripararsi dai bombardamenti. Erano angusti e bui quelle caverne scavate in fretta nel tufo stavamo ammuchiati ognuno vicino alla propria famiglia. Sentivavamo il rombo degli aerei,molte volte passavano e poi cessava l'allarme, ritornavamo ai giochi, ma erano giochi di guerra,fingevamo di costruire bombe o imitavamo il rombo degli aerei e lo scoppio delle bombe. Poi l'attesa del fronte, sentivavamo in lontananza i colpi,i genitori si apprestavano a giorni difficili e preparavano quel poco per sopravvivere. Al primo sibilo di un proiettile corremmo nel rifugio,otto giorni ammucchiati al buio, decine di persone ammuchiate in spazi ristretti. Gli unici che si trovavano a loro agio erano i pidocchi. Dal sibilo del proiettile di cannone sapevamo se cadeva vicino o lontano. Se era prolungato andava lontano se arrivava lo scoppio senza sibilo era nei paraggi. Poi le liti per un niente provocate più dalla tenzione e dalla paura, che per il disagio. Arrivavano dall'esterno notizie tragiche ampliate dalla tensione.
Quando rivedo quei rifugi mi fa male due volte: una per i disagi da bambino, due pensando a quanto misero è l'uomo che può avere gesti di altruismo, ma subito dopo odiare a tal punto da scatenare guerre e distruzioni. Gialli massi delle nostre colline lasciatevi abitare dagli animali che sanno comportarsi meglio degli uomini.
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