Ma come, sono tre sere che vado a Castelnuovo d'Elsa per un progetto teatrale della locale compagnia, devo dire due miei racconti in pubblico, ma.... ci riusciro? e alla casa del popolo non vedo un mio caro amico. Abita lì a due passi, suono alla porta e mi apre, vieni, sali. Mi porta nel suo ufficio. Accomodati, anzi prima guarda da questa finestra. Mi avvicino, è la stessa visione della mia infanzia, solo poche decine di metri è l'abitazione dove sono nato e ho vissuto per 13 anni.
In un attimo è passata la visione da quella finestra, come quando si ricompone una bobina, albe, treno a vapore, la villa di Cambiano, le colline della vald'Elsa. Solo un attimo, nessuno poteva accorgersi del mio stato d'animo, un attimo ma che scava nel cuore di un settantenne.
Ma perchè, mi domando ancora, si deve, per sopravvivere, cambiare orizzonte? Eppure nel mio paese nativo vivono molti amici di infanzia, altri immigrati dal sud, potevo viverci anchio. Chissà, la vita è così.
Raggiungo il piccolo teatro e appena fatto le prove ritorno a San Miniato, non vedo l'ora di arrivare, quì c'è casa, i miei affetti, non li lascerei per nessunaltro posto al mondo, ma il passato lascia una radice che non può piu rinverdire.
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