domenica 6 settembre 2009

iL Cornocchio e la Nera


Che cielo sereno, solo nuvole bianche
appena sovrastano le Cornate
sotto i pennacchi di Larderello
intorno a noi boschi scuri di leccio
arrossati dalle foglie di querci
mischiate quà e là dal giallo delle foglie del sorbo,
E' autunno, le piagge di argilla dormono
non è la loro stagione
loro sono in letargo fino a primavera
per poi esplodere
col verde del frumento
il bianco e rosa tenue della rosa canina,
il giallo della ginestra.
Ma ora è autunno
solo alcuni cacciatori inseguono la poca preda
Si ode ogni tanto uno sparo,
poi ritorna il silenzio.
Noi due soli, appassionati del cammino
camminiamo senza mete precise
ricercando fra bosco e piagge
le poche tracce
di quella civiltà contadina
sepolta ormai da tempo
dalla frenesia industriale.

La chiesa dal tetto franato
i casolari da tempo abbandonati
E tù, borgo della Nera
attendi un imminente restauro,
verrà dopo gente straniera!
Non vedrai più quei contadini
fuggiti nelle valli industriali
frastornati dal rumore di macchine
con la pelle sempre più bianca
con la tristezza nel cuore.
Sarebbe stato bello vivere alla Nera
ma senza miseria,
senza padroni e fattori tiranni,
le veglie, i funghi,le campane a mezzogiorno,
bere alla fonte del latte.
Ma eri niente per agrari e fattori
Hanno preferito l'abbandono
prima di renderti la vita più umana.
Ora trovano l'acqua,
fanno case da sogno per facoltosi stranieri.
Non sarà più campagna rurale
ma ritrovo per facoltosi stanchi
di avere tutto in città.

Noi due, vecchi nostalgici
guardando dal Cornocchio
questo mondo immenso fatto di bosco e piagge,
casolari sperduti, distanti fra loro e dai paesi,
non rimpiangiamo la vita grama,
ma il vivere semplice di questa gente
che un tempo abitava questi luoghi,
che ha saputo lottare con tenacia
prima di lasciare questo mondo magico
fatto di cielo, bosco e argilla.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Riflessioni e poesia che si intrecciano insieme ai ricordi, di fronte alla Natura e alle cose perdute...
Bella!!!
patrizio