sabato 2 febbraio 2019

Bulletta
Si avvicinava ai trentanni e in quegli anni uno era quasi zitello, vestiva elegante ma come noi era contadino mezzadro. Era il solito pessimista che sognava le cittadine, veniva al circolo e se ti agganciava diceva le stesse parole di sempre: Qualche giorno prendo una valigina, vado sulla statale prendo il pulman e chi si è visto si è visto.
Aveva una lambretta 125 ma la fuga dalla terra la sognava in pulman,
aveva un nome ma per tutti era bulletta a causa della sua testa lugida appena ricoperta ai lati da pochi lunghi capelli pettinati a virgola nel vano tentativo di coprire la lucida testa, aveva avuto una fidanzata che sembra l'abbia lasciato lei.
Noi ventenni quando passava in lambretta nel vano tentativo di scanzare buche o pozze si mormorava: ecco bulletta, ma guai a farsi sentire chi si era provato non gli parlava più.
Ma in quegli anni di metà 50 molti la pensavano come lui; le ragazze scanzavano a prima vista un contadino, già molte uscite dalle elementari imparavano cucire sia stoffa che pelle, nella zona noscevano fabbriche come i funghi.
Tornai lontano, in quei tempi le distanze c'erano, dopo diversi anni mentre andavo alla partita ad Empoli vicino lo stadio lo vidi: subito lo chiamai dandogli la mano: come và, chiesi: sapevo che si era sposato una maestra, Come un bischero! Mi rispose e mi raccontò in due parole che il sogno cittadino di un contadino era finito subito, non con la moglie, ma col lavoro ripetitivo e la mancanza di amici.
A mè è andata bene, diverse volte ho rischiato di tornare in paese, in una cittadina. Ma in gioventù l'essere guardato con aria diddidente perchè contadino e venire voglia della- valigina sulla statale......
Il compromesso con le scarpe e rimanere contadino mi è valso rimanere me stesso.

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