Bulletta
Si
avvicinava ai trentanni e in quegli anni uno era quasi zitello,
vestiva elegante ma come noi era contadino mezzadro. Era il solito
pessimista che sognava le cittadine, veniva al circolo e se ti
agganciava diceva le stesse parole di sempre: Qualche giorno prendo
una valigina, vado sulla statale prendo il pulman e chi si è visto
si è visto.
Aveva
una lambretta 125 ma la fuga dalla terra la sognava in pulman,
aveva
un nome ma per tutti era bulletta a causa della sua testa lugida
appena ricoperta ai lati da pochi lunghi capelli pettinati a virgola
nel vano tentativo di coprire la lucida testa, aveva avuto una
fidanzata che sembra l'abbia lasciato lei.
Noi
ventenni quando passava in lambretta nel vano tentativo di scanzare
buche o pozze si mormorava: ecco bulletta, ma guai a farsi sentire
chi si era provato non gli parlava più.
Ma
in quegli anni di metà 50 molti la pensavano come lui; le ragazze
scanzavano a prima vista un contadino, già molte uscite dalle
elementari imparavano cucire sia stoffa che pelle, nella zona
noscevano fabbriche come i funghi.
Tornai
lontano, in quei tempi le distanze c'erano, dopo diversi anni mentre
andavo alla partita ad Empoli vicino lo stadio lo vidi: subito lo
chiamai dandogli la mano: come và, chiesi: sapevo che si era sposato
una maestra, Come un bischero! Mi rispose e mi raccontò in due
parole che il sogno cittadino di un contadino era finito subito, non
con la moglie, ma col lavoro ripetitivo e la mancanza di amici.
A
mè è andata bene, diverse volte ho rischiato di tornare in paese,
in una cittadina. Ma in gioventù l'essere guardato con aria
diddidente perchè contadino e venire voglia della- valigina sulla
statale......
Il
compromesso con le scarpe e rimanere contadino mi è valso rimanere
me stesso.
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