martedì 21 settembre 2010

La via francigena


Sono giorni di rievocazioni nei comuni toscani dove nel medio evo è passata la via o le vie Francigena, rievocazioni storiche, sfilate in costume, camminate sul percorso indicato da quell'abate di Canterbury nel 960 o giù di lì, la data percisa non la ricordo. Belle rievocazioni e a una di queste anche io non mi sottraggo, mi vesto da frate,prima mi tocco lì..., Ma io me ne frego moltissimo nel pensiero, dei pellegrini che saranno passati su questi sentieri, il mio pensiero va reverente alle migliaia di contadini, di braccianti che percorrevano questi sentieri per andare in Maremma a rischiare la malaria per portare a casa un pò di pane, a tutti i giovani che lasciavano le loro case per andare in guerra, alle centinaia di sfollati per sfuggire i bombardamenti in città,ai mendicanti resi poveri dalla guerra. IO HO VISTO DA BAMBINO QUESTA VARIA UMANITA CHE NESSUNO RICORDERA', percorrere questi sentieri, che ora rivalutiamo, per CONVENIENZA TURISTICA.

5 commenti:

semola ha detto...

Separiamo la "convenienza turistica" dalle rievocazioni di tradizioni antiche, anzi se l'una favorisce l'altra ben venga.
Paesini... come anche il mio, sono spopolati e snaturati... i "nuovi" abitanti si sono cittadinizzati.. il "fa modr" (fa a modo) che si dava al mattino quando ci si incontrava non c'è più. Se una rievocazione li fa rivivere e li riscalda, mi trova in prima linea.

Luigina ha detto...

Il bello di questi itinerari, di origine ..religiosa è proprio quello che oggi ognuno li vive e li ripercorre con scopi diversi, con pensieri diversi e così diventano suoi e unici. Il fatto che tu abbia scritto qui le tue emozioni nel ripercorrerli, vuol dire che attraverso i tuoi scritti qualcuno ricorderà nel tempo la varia umanità che tu hai visto coi tuoi occhi da bambino. La riscoperta di questi sentieri per convenienza turistica non è da disprezzare coi tempi che corrono e con l'ignoranza ..imperante. Buon cammino Maresco

m.fidanzi ha detto...

da rigirarsi nella tomba!!! e non sono toscana!!!!

m.fidanzi ha detto...

oops!! il mio commento si riferiva ai consiglieri leghisti

Anonimo ha detto...

Oh Maresco,
non c'entra nulla, con il tuo post, ma ti invio questa poesia:
Titolo:
Apoteosi dei culi d’Orta


Ernesto Ragazzoni (1870-1920), novarese, scrittore eccentrico ai margini della scapigliatura.
Ragazzoni torna nella sua città natale, Orta (Novara), nel 1919, inviato da “La stampa” per le elezioni politiche. Le polemiche paesane sono incentrate sulla costruzione di un baraccone monumentale sul lungo lago, un vespasiano in granito e lamiera. Per la sua “inaugurazione” vengono letti alcuni poemi dei vari bardi locali che Ragazzoni definisce, nell’articolo poi pubblicato, “indicibili”. Scrive allora questi versi, poco prima di morire di cirrosi epatica.





Apoteosi dei culi d’Orta

Culi d’Orta, esultate! O culi avezzi,
quando mettete nudo il pensier vostro,
a cercar un asilo con tutti i mezzi,
come pudiche monache in un chiostro;
culi costretti ai luoghi ignoti e soli
all’ombra dei deserti muriccioli.

Culi che conoscete la puntura,
fra i grigi sassi dell’audace ortica,
onde se avvien che in qualche congiuntura
udiate il passo di persona amica,
e voi, timidi, al pari di lumache
tornate a rimpiattarvi nelle brache.

Culi randagi, che un desio ribelle
spinge talora a pitturar sul Monte
i bei pilastri delle pie cappelle;
culi d’Orta, levate alta la fronte!
Finito è il tempo più malvagio ed empio:
Orta vi eresse finalmente un tempio.

O che cuccagna, culi miei, che bazza!
Non più i luoghi remoti o il nudo scoglio,
ma la gloria e il trionfo della piazza:
non più gli anditi bui, ma il Campidoglio.
O culi, voi ben lo potete dire
che vi è spuntato il sol dell’avvenire.

Per amor vostro mani premurose,
che d’ogni pianto asciugano le stille,
han tratto fuori da miniere ascose
dei biglietti magnifici da mille,
e, per il buco vostro, con islancio,
ne hanno fatto uno pure nel bilancio!

Lodate dunque, culi d’Orta, i cieli!
Cularelli innocenti degli asili,
immensi tafanari irti di peli,
culi di tutti i sessi e tutti gli stili,
ognuno di voi parli in sua favella,
come la pellegrina rondinella.

E ognun con la sua voce naturale,
sospir di flauto, sibilo di fiomba,
sussurro di strumento celestiale
o rauco suono di tartarea tromba,
ognuno, in segno di ringraziamento,
innalzi verso il cielo il suo contento.

E tu paese mio, Orta, che sogni
tra il lago azzurro e la collina verde,
che, provvido a ogni sorta di bisogni,
accogli frati al Monte e in piazza….merde,
esulta, perché il cielo a te propizio
non lasciò mancar nulla all’orifizio.