martedì 21 dicembre 2010

Pannocchi Gelasio.il testamento è lungo ma vale leggerlo

TESTAMENTO DI PANNOCCHI GELASIO POETA
Per volontà di Dio e della Nazione
e Re Vittorio Emanuele terzo
fra chè mi trovo in buona condizione
per l'età avanzata che attraverso
da oggi in avanti mi avvedo di esser perso
ho pensato prima di andar via
di scriver il testamento in poesia

Padrona dell'uso frutto chiamo Maria
Spadoni nei Pannocchi entrata,
questa sarebbe la consorte mia
che la vita con mè l'ha logorata.
Voglio che niente toccato gli sia
finchè la vita non gli è passata.
O lasci quattro, o lasci cinque o sei
dell'usofrutto la padrona è lei.

Quand'ella avrà finito i giorni bei
chiamo Giuseppe, è naturale
padron di tutto esser tu dei
lo dichiaro l'erede universale;
tu fosti attivo agli interessi miei
forte a parte del ben come del male;
tanto te, che tua sposa e ogni bambino:
eppoi seguirai il tuo cammino.

Ora alle mie bambine mi avvicino
A Merope, ad Emma e ancora a Gina
a tutte e trè vò dare un contentino
che piglino un caffè qualche mattina
e il pagator devessere Beppino;
se un pagasse il mio scritto và in rovina,
ma Beppe è buono e mi vorrà obbedire:
lascio a ogni figlia diecimilalire.

Bambine più in alto non poteo salire
Ho dovuto pensare un pò a Beppino
ei ci ha due vecchi quì da costudire
e un si sà quanto sia lungo il cammino
anche lui ci ha da fare e ci ha da dire
un'ha tanta salute, poverino;
di già meglio di mè voi lo sapete
che figlio lascio, e che fratello avete.

La mia benedizione ricevete
si di padre oppur di genitore
e d'amore e daccordo resterete
e i più deboli sempre soccorrerete;
salvate l'onestà,morale e onore
che possan dir quando son passato
che uomo onesto sono stato.

Beppino tu lo sai son battezzato
messo a cresima ed anche a comunione
dai genitori miei mi fù insegnato
che questa era la via di salvazione;
ma il mio cervello non si è mai stancato
di cercar la vera religione
studiai giorno e notte anche alla luna
ma vere non potiedi trovar una.

Allora cavai l'ago dalla cruna
e dissi ormai quando Gelasio muore
vedo che un gran mistero mi raduna
presi la mia e l'appuntai sul cuore
la girai bianca,rossa,verde e bruna
ma tutte false mi venian fuore,
fatta d'arte,di studio e idolatria
false per false vò tener la mia.

L' ultimo addio dò alla mia Maria
a Beppino, a Rosina e a ogni bambino
a Merope ad Emma e Gina mia
a Marcello,a Franchina e Gelasino;
poi dò l'addio a Carlo e vengo via
per salutare Ilario e ancora Gino,
do l'addio a Dosolina e al mi fratello
SE IL Cresci non li ha chiusi nel cancello.
NOTA: IL CRESCI ERA IL CUSTODE DEL CIMITERO DI cASTELNUOVO D'eLSA


Ora del mio trasporto fò il modello
chiamate il prete e mezza compagnia
ceri un nevoglio e quì mappello
bastano i lumi della sacrestia;
se vien la banda tanto di cappello
e in sulle spalle fammi portar via
mettimi sotto terra nella fossa
e lì riposeranno le mie ossa.

Prima di far questa faccenda grossa
parenti e amici voglio ringraziare
acciorchè lamentarsi nessun possa.
Io precedenti non ne vò lasciare,
tanto questa sarà l'ultima mossa
poi con la morte ci ho da dì e da fare
e quando i conti l'ho fatti con lei
cantino pure il misereredei.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Oh Maresco, in questi giorni cupi
di certo il funeral non porta aiuti
ma leggere di questo in poesia
allontana assai la malinconia...
Che dire: Gelasio era estroso
e spero goda il bon riposo....
che di là della vita e del trambusto
merita chi è stato buono e giusto..

Luigina ha detto...

Veramente un bel duello in rima fra il poeta calzolaio e il tuo amico Patrizio: riescono a rendere divertente anche la morte