sabato 14 aprile 2012

STRADE BIANCHE


Dal mio libro di racconti: Alla Grazia di Guarda Chi C'è- è lo scritto che più mi piace, ogni tanto lo metto nel blog per i nuovi lettori.

Una strada bianca in Estate. Camminare scalzo sulla polvere di argilla sotto il sole. Sentire il fruscio delle lucertole nei cigli. Ammirare nelle piagge il grano giallo che presto sarà da trebbiare. Odore di fieno di lupinelle e di ginestre fiorite nella forra e rose canine. Cosa può volere di più un uomo che è nato in campagna, che ha visto giorno dopo giorno lo scorrere delle stagioni?
Inverni nelle calde stalle seduti su una pressa di paglia a conversare e preparare i salici per la vigna mentre fuori l'inverno dava tutto di se. Come in primavera preparare con cura le prime semine e assistere i primi germogli. Poi l'autunno con il colore dei pampini che ingialliscono prima di cadere sotto lo sferzare della tramontana.
Poi per anni chiuso dentro fabbriche, ritmi di lavoro scanditi non dalle stagioni ma dall'uomo che cerca profitti.
Strade bianche: quante ne ho viste scomparire nel nome del progresso e del moderno. Una alla volta coperte di asfalto e percorse da gente frenetica che non sà cosa vuole.
Bastava uscire di casa ed eri lì, strada bianca. Ora c'è gente per vederti e percorrerti percorre centinaia di chilometri per stare una settimana in tua compagnia.
Strade bianche in vald'Elsa, nel Chianti,nel senese, nel volterrano.resistete e come altri posti della nostra regione diventerai patrimonio dell'Unesco perchè sarai rara.

Io, che tanto ho camminato sulla tua polvere per tanti anni mi auguro che tu viva ancora e che qualcuno cammini ancora come ho fatto io sulla tua polvere senza temere.L'argilla è salute per i piedi e li rafforza.Prova anche tù bambino moderno.

3 commenti:

silviomini ha detto...

Bell'intervento: si vede che è sentito, non retorico. Vi aggancio una riflessione sulla "conservazione" del paesaggio, in più di un'occasione mi gira per la testa. Più passa il tempo, più personalmente vi sono coivolto, e più sono scettico sulla "conservazione" in vitro del paesaggio, intesa come barriera giuridica posta da un'istituzione allo sviluppo di un'area, sia essa una foresta, una strada o un centro storico. Se è solo l'Unesco o un Parco Nazionale ha difendere un'area, essa prima o poi cede a un altro uso.

Forse è ora di parlare di "rinnovamento costante". Quelle strade resteranno bianche se diventerà partecipata la necessità che esse tali rimangano, perché c'è un interesse vivo - turistico, agricolo, fotografico - ha rinnovare in bianco quel paesaggio, a ripassare il ghiaino e non l'asfalto.

Direi fortunamente, non siamo più la società poverella che lasciava quel mondo così perché non aveva la forza per farlo altro. Oggi possiamo prendere aerei e rivoltare quel mondo. Ma, se la cultura si è iniettata in noi nella giusta maniera, non lo vogliamo fare, perché il piacere più grande del progresso è avere tempo libero per godere del lavoro del contadino sul paesaggio come di un'esperienza estetica.

L'esperienza estetica non ha fretta. Si accontenta del bianco. E in più ha la forza di rinnovarlo, non abbandonando l'area, ma investendo su di essa affinché cambi senza tradire se stessa.

maresco martini ha detto...

L'ho scritto un pomeriggio d'estate dopo pranzo, sonnecchiavo e d'improvviso mi è venuto alla mente quella strada che percorrevo scalzo da ragazzo. Le ruote a cerchio di ferro dove passavano tritavano l'argilla facendola diventare come cipria, noi ragazzi vi strusciavamo i piedi sollevando una polverina. Questo scritto me l'ha chiesto e pubblicato la rivista di poesia Atapualca di Firenze. Mi ha fatto impressione e imbarazzo vedere il mio nome mischiato a Neruda, Selùlvera ecc. comboinazione.....

Alberto ha detto...

Ho letto recentemente di queste strade immortalate da Gianni Berengo Gardin nelle sue fotografie che era ritornato sui posti dopo tanto tempo e quelle strade non le aveva più ritrovate. Una di questo foto l'avevo pubblicata QUI.