Ero piccolo ma ricordo bene quando per qualche annata mio padre trebbiava a- mano- per vendere la paglia ai produttori del famoso cappello di paglia di Firenze. Il grano veniva falciato con cura: senza erbe con le spighe tutte alla stessa altezza, legato con cura e anche falciato in Giugno. Appena il grano indorava partivano al mattino presto mio padre lo zio Torquato e mia madre e con cura scuotevano leggermente appena falciato , reggendolo alla spiga , per far cadere erbe, poi legavano i covoni, piccolo fascio e lo depositavano in terra. Dopo due giorni lo voltavano, e dovo lo ammucchiavano.
La - trebbiatura era detta - a banco- una tavola spessa che finiva all'altezza della cinta di mio padre, con due pioli che la reggevano. Mio padre sollevava sopra alla testa il fascio del grano e lo sbatteva forte, prima da un lato, poi dall'altro e lo passava a mia madre che con un paletto di legno percuoteva la spiga, lo scuoteva e depositava la paglia con cura in un angolo. Al pomeriggio mio padre quando si alzava il venticello pomeridiano lo mondava: scagliava il grano in aria per pulirlo dalla pula. Se c'era vento il grano più pesante cadeva più vicino, la pula volava più lontano.
Per fare i cappelli di paglia, si stendeva la paglia alla sera per farla imbiancare: la rugiada della notte bastava a rendere quasi bianco il filo di paglia. Poi la paglia veniva - sfilata- cioè troncata al primo nodo dopo la spiga. Mio padre la vendeva così appena - sfilata, il rimanente della paglia serviva da letto al bestiame.
Il costuttore di cappelli la portava a delle donne che facevano la treccia. Intrecciare la paglia è semplice: l'intreccio va fatto in dispari: a tre, a cinque a sette a nove ecc, facendo scorrere il filo di paglia da destra a sinistra. ritirata la treccia veniva portata in fabbrica per costruire quei capolavori che erano: i cappelli di paglia di Firenze.
3 commenti:
Dopo avervi partecipato alla trebbiatura ho potuto gustare questo tuo racconto.
Forse oggi è tutto meccanizzato, ma in cuor mio spero che da te ancora faccia le cose come una volta. Spero che ancora ci sia chi intreccia a mano i cappelli di Firenze.
Bonne soirée Maresco.
Pierrot
Eh, bei tempi, come quando i polli, si spennavano a mano.....
Ciao! C'è un regalo per te da me.
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