sabato 3 novembre 2018

Dalla CAPANNA
.al pagliaio
Quando conversando con qualche giovane mi viene di citare: mezzadro, bracciante, pagliaio, fattore, sensale , stimatore, ed altre figure del recente passato, ho mi viene chiesto chi è o vengo guardato come se uscissi dalla preistoria. Questi nomi, che erano importanti nel recente passato, non li trovano nei libri di scuola ne le vengono nominati in famiglia tutti presi come siamo stati ad inserirsi nel moderno in professioni nuove e tralasciando di proposito quello che eravamo, cosa facevamo, che passaggio abbiamo avuto per questo cambiare rapido. Però ho notato che da anni si fanno rievocazioni storiche, si è rivalutata la via Francigena, si moltiplicano i palio. Solo di recente si è incominciato a fare la rievocazione della trebbiatura del grano e qui si arriva a quel periodo di prima della fuga dalle campagne per andare in fabbrica quando lavoravamo la terra con sistemi ancora manuali, arature eseguite col bestiame, o addirittura con zappa e vanga, quando il sistema di vita in famiglia era regolato da molte regole soggettive che privavano la libertà di agire al singolo componente ma era la famiglia tutta soggetta ad un padre padrone- Capoccia- il quale era soggetto alla proprietà del podere. Ed altre cose appartenute al mondo contadino. racconterò il vecchio mondo contadino questa volta non con episodi o fatti successi ma mi soffermerò a raccontare usi e modo di vivere nelle campagne nostrane. Ne ho di cose da descrivere, il difficile è da dove incominciare:
Oggi le coppie quando dopo avere cercato un lavoro, una casa , ed altro quando vogliono avere un figlio devono ricorrere a specialisti per averne uno.
Quando sono nato io si nasceva per caso , più uno diceva basta, più aveva figli. Era importante averli soprattutto maschi, con diversi figli maschi si poteva creare una famiglia propria, e uscire dalla stretta padre Capoccia assoluto della famiglia. Il capoccia come era chiamato in Toscana il capofamiglia figura assoluta riconosciuta dalla proprietà del podere col quale imponeva il suo comando. Ecco le varie figure che componevano una famiglia contadina di fine anni trenta:
il capoccia che comandava e teneva il portafoglio, -intendiamoci amministrava la miseria , nelle famiglie dei mezzadri ce ne era tanta, però per far quadrare il magro bilancio familiare e per salvare la famiglia in situazioni difficili come malattie di familiari e a volte potere ricorrere a manodopera extra familiare doveva tenere un comportamento parsimonioso. La massaia, moglie del capoccia , era quella che aveva il compito di amministrare tutto quello che era fatto in casa, da provvedere per la cucina, cucinare ella stessa -un detto: a il mestolo di casa e il mestolo è quell'arnese di cucina che serve a girare i cibi in cottura , ma si riferisce anche al comando- Tanti detti sulla figura di massaia : una donna la casa la fa, un'altra la disfà, questo detto si basava sulle capacità di questa figura. Passavano dalle mani sapienti della massaia tutte le riserve alimentari della famiglia, suggeriva quando c'era da macinare il grano per il pane, il granoturco per la polenta- o omini! C'è da andà a macinà, doveva avvertire diversi giorni prima per non intralciare il lavoro nei campi, doveva sapere fare medicamenti: il contadino ricorreva al dottore solo nei casi gravi il resto si curava con erbe medicinali , impiastri vari . Altro aspetto importante della figura della massaia era quello di tenere i rapporti con le altre donne della famiglia, le mogli dei figli, saperle tenere unite era una impresa a volte la massaia ci riusciva col ragionamento, molte volte col comando e l'imposizione. Le donne di casa: erano le mogli dei figli , o una figlia del capoccia nubile, alle quali spettava il lavoro più faticoso: fare il pane: il pane veniva fatto una volta la settimana era un impegno lungo in quel giorno, sui iniziava con setacciare la farina per togliere la crusca,- il grano veniva macinato con macina, quindi doveva essere tolta la crusca, poi ottenuta la farina giusta si metteva nella madia- apposito mobile di legno, dentro alla farina si faceva uno scavo, prima si scioglieva il lievito madre poi lentamente si scioglieva la farina nell'acqua poi le varie fasi fino ad ottenere un impasto giusto per da cottura. Si disponeva una apposita lunga tavola con i bordi, si copriva con un telo e si disponevano i pani uno a fianco all'altro separati da una piega della stoffa. Una donna procedeva a scaldare il forno con fasci di legna frasca, che potevano essere di vite o di ulivo. Nel frattempo il pane quando era lievitato al punto giusto si portava nel forno che era all'esterno della cucina, molte volte su di un lato della casa,il forno una volta caldo veniva spazzato con dei rami verdi o anche foglie di carciofo manovrate al riparo dal calore con una lunga pertica chiamata -fruciandolo- . Una volta infornato si controllava la cottura. Conclusioni una mattinata di lavoro. I l bucato si faceva in base alle necessità, cioè quando c'erano i lenzuoli ed altri indumenti da lavare, anche il bucato era complicato farlo: si metteva in una caldaia l'acqua occorrente si scaldava fino alla ebollizione, si disponevano i panni sporchi in una conca di terracotta grande, con sul fondo un foro dove veniva applicato un cannello tappato. Quando la conca era ripiena sopra gli indumenti veniva steso un telo bianco, sopra veniva immessa la cenere – accuratamente setacciata per eliminare i carboncini- poi sopra la cenere si versava l'acqua calda, si lasciava che filtrasse l'acqua attraverso i panni poi quando si era sicuri che fosse discesa tutta, si svuotava la conca, il liquido che ne usciva chiamato -ranno - veniva conservato per molti usi: lavarsi i capelli, lavare singoli indumenti ecc, poi la procedura per asciugare era quella di stenderli al sole su fili di canapa. Ripulire i conigli, polli: qui c'è da spiegare, le galline ovaiole erano della massaia che le usava per cucinare e por avere pulcini. Mentre alle singole donne era permesso avere una covata, spiego veniva messa in covo una gallina con massimo dodici uova alla nascita dei pulcini venivano allevati da una donna che poi una volta adulti vendeva al mercato ed intascava lei per i suoi bisogni personali, corredo, se era ragazza; per vestiario dei figli o altro se era sposa stessa cosa era per i conigli c'erano quelli ad uso casa e quelli per ognuno le donne di casa. La pulitura veniva fatta o quando pioveva, o in estate nelle ore calde, da questo si deduce che la donna non conosceva riposo. Poi la donna doveva seguire gli uomini nel lavoro dei campi e altre commissioni ordinate dalla massaia. La vita di queste giovani donne era disumana: dovevano sottostare alla massaia e al marito, quando avevano figli da allattare molte volte nei mesi di primavera estate lo portavano con se nel campo, lo mettevano dentro una cesta rigirata che aveva le funzioni dell'attuale girello e lo allattavano al fresco di qualche pianta. I figli appena potevano anche dopo la scuola le veniva imposto alcuni lavori come pascolare maiali, capre, pecore ecc. dare da mangiare a conigli polli ecc.
Per lavorare un podere di dieci ettari occorrevano 4 uomini adulti e quattro donne, la manodopera era considerata in braccia, ogni figlio del capoccia aveva una mansione: lo stalliere- bifolco- era addetto alla stalla al lavoro col bestiame sul campo, il maggiore era destinato a diventare a sua volta capoccia, era cantiniere e aiutante del capoccia stesso, gli altri uomini, cosiddetti di fatica ma a loro volta capaci di sostituire i vari incarichi. Non dimentichiamoci mai della grande varietà del lavoro contadino. Vecchi e bambini erano considerati in più o di peso alla famiglia stessa. Poi il militare leva18 mesi nel 1950 ma nel periodo indicato c'erano i richiamati per guerra ma la famiglia contadina a mezzadria doveva sopperire alla mancanza di uno o più persone anche se militari o ammalate con operai agricoli detti braccianti.


Quando un contadino disdiceva il podere doveva farlo entro il 31 Luglio e lasciare la casa a Gennaio, però rimaneva il raccolto del grano -sua era la-caloria-, cioè il potenziale concime dovuto a precedenti culture- seminato ad ottobre e doveva provvedere alla falciatura e alla trebbiatura nel Giugno- Luglio nell'anno in corso , suo era metà del grano, la paglia era del contadino che si era inserito in quel podere. Alla consegna della casa veniva stimato il valore del bestiame, del fieno e di altre rimanenze, due stimatori, uno per contadino stabilivano il valore, molte volte si accordavano dopo giorni ritardando la consegna della casa. Il contadino entrante definito contadino nuovo, a Luglio quando le veniva assegnato dalla proprietà il podere cominciava a zappare le prode di viti e gli ulivi, ricavava le fosse e poi ricominciava con la potatura delle viti ecc Il contadino mezzadro doveva lavorare il podere secondo obblighi ben definiti pena la disdetta, ed erano tanti; ne elenco alcuni: divisione di tutto al 50x 100, finire di zappare le prode e ricavare le fosse entro il 31 luglio pena la disdetta. Regalie: prosciutto del maiale fino alla terza mammella, due capponi a Natale. Ed altri obblighi come divisione al 50 x 100 se veniva venduta frutta e verdura. Naturalmente non tutti i poderi erano uguali, a terreni sabbiosi-tufo- c'erano poderi argillosi, ambedue siccitosi in estate, e terreni cosiddetti di riporto valli e pianura, ma in Toscana la pianura era limitata da qui il proverbio – chi disse piano, disse piano. I contadini di pianura avevano raccolti maggiori e soprattutto in estate avevano molto foraggio fresco, potevano tenere molti capi di bestiame, e il bestiame per un contadino faceva la differenza al saldo annuale. Il proprietario teneva o faceva tenere la contabilità,spese e ricavi. Se il saldo a fine anno è positivo il proprietario doveva dare la differenza al contadino, cosa che faceva raramente: diceva per non sborsare te li segno allo scrittoio cosi se l'anno prossimo dovesse andare male.... e invece investiva diversamente. Se il contadino rimaneva in debito, si diceva- andava sotto- se il debito era molto si ripagava sul raccolto. Tratterò dopo l'argomento stalla in seguito. Il proprietario donava la casa che si trovava quasi sempre vicino il podere. Le case coloniche in molti poderi erano sprovviste di luce elettrica, l'acqua a volte era distante parecchie decine di metri e doveva essere attinta con secchi e portata a braccia, nei poderi argillosi sprovvisti di sorgenti c'erano cisterne per la raccolta di acqua piovana per uso famiglia , per il bestiame veniva scavato un laghetto detto gozio, o bozzo, o pozzo sterrato a seconda dei paesi, e in estate per la prolungata siccità si doveva provvedere con il carro botte apposito carro attrezzato per il ramato, per svuotare il pozzo nero e in estate appunto per rifornirsi di acqua anche distante km. Per uso bisogni c'era la latrina una piccola sporgenza fuori della casa collegata ad essa da una porta, in inverno si gelava essendo esposte da tre lati. A l piano terra c'era su un lato la stalla, a fianco una stanza detta trinciatoio- dove veniva fatta la segata, cioè si trinciava il fieno e l'erba : il tricia foraggi era una grande ruota di ferro con due lame taglienti con un ingranaggio che portava il foraggio, per essere girato occorrevano due persone ed era molto faticoso, un'altra persona immetteva il foraggio, sia fieno che erba ; i bovini erano facilitati molto nel mangiarla, per poi nelle ore dopo potevano ruminarla. la cantina dove quando dopo la svinatura si poteva mettere il vino riportato dalla cantina padronale, anche questo argomento tratterò in seguito. La cantina doveva essere esposta a nord per la migliore conservazione del vino e quasi tutte in terra battuta- cioè senza pavimento. Su un lato della casa c'era il forno per cuocere il pane e sopra il pollaio. Da vanti casa c'era l'aia per la trebbiatura del grano e di altri cereali e legumi- fagioli ceci, vecce, cicerchie ecc oltre l'aia la cascina con al piano terreno la loggia dove venivano riposte il carro e gli attrezzi per il lavoro, nel retro lo stanzino per il maiale a fianco eventuali stabbioli per i conigli. Al centro l'ingresso e la scala che portava in cucina,l stanza grande col focolare, le altre stanze erano camere tranne una detta granaio dove veniva messo il grano per uso famiglia se ce ne era in più veniva venduto- cosa rara dopo la metà che si prendeva il padrone e la famiglia numerosa difficilmente avanzava per la vendita. Le coloniche si trovavano vicino il terreno, come dicevo prima a volte in zone impervie con strade disastrate: fango in inverno e polvere in estate, a volte isolate le une dalle altre,avere un medico a casa una levatrice, un veterinario in inverno era quasi impossibile

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