Dalla
CAPANNA
.al
pagliaio
Quando conversando con
qualche giovane mi viene di citare: mezzadro, bracciante, pagliaio,
fattore, sensale , stimatore, ed altre figure del recente passato, ho
mi viene chiesto chi è o vengo guardato come se uscissi dalla
preistoria. Questi nomi, che erano importanti nel recente passato,
non li trovano nei libri di scuola ne le vengono nominati in famiglia
tutti presi come siamo stati ad inserirsi nel moderno in professioni
nuove e tralasciando di proposito quello che eravamo, cosa facevamo,
che passaggio abbiamo avuto per questo cambiare rapido. Però ho
notato che da anni si fanno rievocazioni storiche, si è rivalutata
la via Francigena, si moltiplicano i palio. Solo di recente si è
incominciato a fare la rievocazione della trebbiatura del grano e qui
si arriva a quel periodo di prima della fuga dalle campagne per
andare in fabbrica quando lavoravamo la terra con sistemi ancora
manuali, arature eseguite col bestiame, o addirittura con zappa e
vanga, quando il sistema di vita in famiglia era regolato da molte
regole soggettive che privavano la libertà di agire al singolo
componente ma era la famiglia tutta soggetta ad un padre padrone-
Capoccia- il quale era soggetto alla proprietà del podere. Ed altre
cose appartenute al mondo contadino. racconterò il vecchio mondo
contadino questa volta non con episodi o fatti successi ma mi
soffermerò a raccontare usi e modo di vivere nelle campagne
nostrane. Ne ho di cose da descrivere, il difficile è da dove
incominciare:
Oggi le coppie quando
dopo avere cercato un lavoro, una casa , ed altro quando vogliono
avere un figlio devono ricorrere a specialisti per averne uno.
Quando sono nato io si
nasceva per caso , più uno diceva basta, più aveva figli. Era
importante averli soprattutto maschi, con diversi figli maschi si
poteva creare una famiglia propria, e uscire dalla stretta padre
Capoccia assoluto della famiglia. Il capoccia come era chiamato in
Toscana il capofamiglia figura assoluta riconosciuta dalla proprietà
del podere col quale imponeva il suo comando. Ecco le varie figure
che componevano una famiglia contadina di fine anni trenta:
il capoccia che
comandava e teneva il portafoglio, -intendiamoci amministrava la
miseria , nelle famiglie dei mezzadri ce ne era tanta, però per far
quadrare il magro bilancio familiare e per salvare la famiglia in
situazioni difficili come malattie di familiari e a volte potere
ricorrere a manodopera extra familiare doveva tenere un
comportamento parsimonioso. La massaia, moglie del capoccia , era
quella che aveva il compito di amministrare tutto quello che era
fatto in casa, da provvedere per la cucina, cucinare ella stessa -un
detto: a il mestolo di casa e il mestolo è quell'arnese di cucina
che serve a girare i cibi in cottura , ma si riferisce anche al
comando- Tanti detti sulla figura di massaia : una donna la casa la
fa, un'altra la disfà, questo detto si basava sulle capacità di
questa figura. Passavano dalle mani sapienti della massaia tutte le
riserve alimentari della famiglia, suggeriva quando c'era da macinare
il grano per il pane, il granoturco per la polenta- o omini! C'è da
andà a macinà, doveva avvertire diversi giorni prima per non
intralciare il lavoro nei campi, doveva sapere fare medicamenti: il
contadino ricorreva al dottore solo nei casi gravi il resto si curava
con erbe medicinali , impiastri vari . Altro aspetto importante della
figura della massaia era quello di tenere i rapporti con le altre
donne della famiglia, le mogli dei figli, saperle tenere unite era
una impresa a volte la massaia ci riusciva col ragionamento, molte
volte col comando e l'imposizione. Le donne di casa: erano le mogli
dei figli , o una figlia del capoccia nubile, alle quali spettava
il lavoro più faticoso: fare il pane: il pane veniva fatto una
volta la settimana era un impegno lungo in quel giorno, sui iniziava
con setacciare la farina per togliere la crusca,- il grano veniva
macinato con macina, quindi doveva essere tolta la crusca, poi
ottenuta la farina giusta si metteva nella madia- apposito mobile di
legno, dentro alla farina si faceva uno scavo, prima si scioglieva il
lievito madre poi lentamente si scioglieva la farina nell'acqua poi
le varie fasi fino ad ottenere un impasto giusto per da cottura. Si
disponeva una apposita lunga tavola con i bordi, si copriva con un
telo e si disponevano i pani uno a fianco all'altro separati da una
piega della stoffa. Una donna procedeva a scaldare il forno con fasci
di legna frasca, che potevano essere di vite o di ulivo. Nel
frattempo il pane quando era lievitato al punto giusto si portava nel
forno che era all'esterno della cucina, molte volte su di un lato
della casa,il forno una volta caldo veniva spazzato con dei rami
verdi o anche foglie di carciofo manovrate al riparo dal calore con
una lunga pertica chiamata -fruciandolo- . Una volta infornato si
controllava la cottura. Conclusioni una mattinata di lavoro. I l
bucato si faceva in base alle necessità, cioè quando c'erano i
lenzuoli ed altri indumenti da lavare, anche il bucato era
complicato farlo: si metteva in una caldaia l'acqua occorrente si
scaldava fino alla ebollizione, si disponevano i panni sporchi in una
conca di terracotta grande, con sul fondo un foro dove veniva
applicato un cannello tappato. Quando la conca era ripiena sopra gli
indumenti veniva steso un telo bianco, sopra veniva immessa la cenere
– accuratamente setacciata per eliminare i carboncini- poi sopra la
cenere si versava l'acqua calda, si lasciava che filtrasse l'acqua
attraverso i panni poi quando si era sicuri che fosse discesa
tutta, si svuotava la conca, il liquido che ne usciva chiamato -ranno
- veniva conservato per molti usi: lavarsi i capelli, lavare singoli
indumenti ecc, poi la procedura per asciugare era quella di
stenderli al sole su fili di canapa. Ripulire i conigli, polli:
qui c'è da spiegare, le galline ovaiole erano della massaia che le
usava per cucinare e por avere pulcini. Mentre alle singole donne era
permesso avere una covata, spiego veniva messa in covo una gallina
con massimo dodici uova alla nascita dei pulcini venivano allevati da
una donna che poi una volta adulti vendeva al mercato ed intascava
lei per i suoi bisogni personali, corredo, se era ragazza; per
vestiario dei figli o altro se era sposa stessa cosa era per i
conigli c'erano quelli ad uso casa e quelli per ognuno le donne di
casa. La pulitura veniva fatta o quando pioveva, o in estate nelle
ore calde, da questo si deduce che la donna non conosceva riposo.
Poi la donna doveva seguire gli uomini nel lavoro dei campi e altre
commissioni ordinate dalla massaia. La vita di queste giovani donne
era disumana: dovevano sottostare alla massaia e al marito, quando
avevano figli da allattare molte volte nei mesi di primavera estate
lo portavano con se nel campo, lo mettevano dentro una cesta rigirata
che aveva le funzioni dell'attuale girello e lo allattavano al fresco
di qualche pianta. I figli appena potevano anche dopo la scuola le
veniva imposto alcuni lavori come pascolare maiali, capre, pecore
ecc. dare da mangiare a conigli polli ecc.
Per lavorare un podere
di dieci ettari occorrevano 4 uomini adulti e quattro donne, la
manodopera era considerata in braccia, ogni figlio del capoccia aveva
una mansione: lo stalliere- bifolco- era addetto alla stalla al
lavoro col bestiame sul campo, il maggiore era destinato a diventare
a sua volta capoccia, era cantiniere e aiutante del capoccia stesso,
gli altri uomini, cosiddetti di fatica ma a loro volta capaci di
sostituire i vari incarichi. Non dimentichiamoci mai della grande
varietà del lavoro contadino. Vecchi e bambini erano considerati
in più o di peso alla famiglia stessa. Poi il militare leva18 mesi
nel 1950 ma nel periodo indicato c'erano i richiamati per guerra ma
la famiglia contadina a mezzadria doveva sopperire alla mancanza di
uno o più persone anche se militari o ammalate con operai agricoli
detti braccianti.
Quando un contadino
disdiceva il podere doveva farlo entro il 31 Luglio e lasciare la
casa a Gennaio, però rimaneva il raccolto del grano -sua era
la-caloria-, cioè il potenziale concime dovuto a precedenti culture-
seminato ad ottobre e doveva provvedere alla falciatura e alla
trebbiatura nel Giugno- Luglio nell'anno in corso , suo era metà
del grano, la paglia era del contadino che si era inserito in quel
podere. Alla consegna della casa veniva stimato il valore del
bestiame, del fieno e di altre rimanenze, due stimatori, uno per
contadino stabilivano il valore, molte volte si accordavano dopo
giorni ritardando la consegna della casa. Il contadino entrante
definito contadino nuovo, a Luglio quando le veniva assegnato dalla
proprietà il podere cominciava a zappare le prode di viti e gli
ulivi, ricavava le fosse e poi ricominciava con la potatura delle
viti ecc Il contadino mezzadro doveva lavorare il podere secondo
obblighi ben definiti pena la disdetta, ed erano tanti; ne elenco
alcuni: divisione di tutto al 50x 100, finire di zappare le prode e
ricavare le fosse entro il 31 luglio pena la disdetta. Regalie:
prosciutto del maiale fino alla terza mammella, due capponi a Natale.
Ed altri obblighi come divisione al 50 x 100 se veniva venduta
frutta e verdura. Naturalmente non tutti i poderi erano uguali, a
terreni sabbiosi-tufo- c'erano poderi argillosi, ambedue siccitosi in
estate, e terreni cosiddetti di riporto valli e pianura, ma in
Toscana la pianura era limitata da qui il proverbio – chi disse
piano, disse piano. I contadini di pianura avevano raccolti maggiori
e soprattutto in estate avevano molto foraggio fresco, potevano
tenere molti capi di bestiame, e il bestiame per un contadino faceva
la differenza al saldo annuale. Il proprietario teneva o faceva
tenere la contabilità,spese e ricavi. Se il saldo a fine anno è
positivo il proprietario doveva dare la differenza al contadino, cosa
che faceva raramente: diceva per non sborsare te li segno allo
scrittoio cosi se l'anno prossimo dovesse andare male.... e invece
investiva diversamente. Se il contadino rimaneva in debito, si
diceva- andava sotto- se il debito era molto si ripagava sul
raccolto. Tratterò dopo l'argomento stalla in seguito. Il
proprietario donava la casa che si trovava quasi sempre vicino il
podere. Le case coloniche in molti poderi erano sprovviste di luce
elettrica, l'acqua a volte era distante parecchie decine di metri e
doveva essere attinta con secchi e portata a braccia, nei poderi
argillosi sprovvisti di sorgenti c'erano cisterne per la raccolta di
acqua piovana per uso famiglia , per il bestiame veniva scavato un
laghetto detto gozio, o bozzo, o pozzo sterrato a seconda dei paesi,
e in estate per la prolungata siccità si doveva provvedere con il
carro botte apposito carro attrezzato per il ramato, per svuotare il
pozzo nero e in estate appunto per rifornirsi di acqua anche distante
km. Per uso bisogni c'era la latrina una piccola sporgenza fuori
della casa collegata ad essa da una porta, in inverno si gelava
essendo esposte da tre lati. A l piano terra c'era su un lato la
stalla, a fianco una stanza detta trinciatoio- dove veniva fatta la
segata, cioè si trinciava il fieno e l'erba : il tricia foraggi era
una grande ruota di ferro con due lame taglienti con un ingranaggio
che portava il foraggio, per essere girato occorrevano due persone ed
era molto faticoso, un'altra persona immetteva il foraggio, sia
fieno che erba ; i bovini erano facilitati molto nel mangiarla, per
poi nelle ore dopo potevano ruminarla. la cantina dove quando dopo
la svinatura si poteva mettere il vino riportato dalla cantina
padronale, anche questo argomento tratterò in seguito. La cantina
doveva essere esposta a nord per la migliore conservazione del vino e
quasi tutte in terra battuta- cioè senza pavimento. Su un lato
della casa c'era il forno per cuocere il pane e sopra il pollaio. Da
vanti casa c'era l'aia per la trebbiatura del grano e di altri
cereali e legumi- fagioli ceci, vecce, cicerchie ecc oltre l'aia la
cascina con al piano terreno la loggia dove venivano riposte il carro
e gli attrezzi per il lavoro, nel retro lo stanzino per il maiale a
fianco eventuali stabbioli per i conigli. Al centro l'ingresso e la
scala che portava in cucina,l stanza grande col focolare, le altre
stanze erano camere tranne una detta granaio dove veniva messo il
grano per uso famiglia se ce ne era in più veniva venduto- cosa rara
dopo la metà che si prendeva il padrone e la famiglia numerosa
difficilmente avanzava per la vendita. Le coloniche si trovavano
vicino il terreno, come dicevo prima a volte in zone impervie con
strade disastrate: fango in inverno e polvere in estate, a volte
isolate le une dalle altre,avere un medico a casa una levatrice, un
veterinario in inverno era quasi impossibile
Nessun commento:
Posta un commento