sabato 24 novembre 2018

Si!, forse avrei dovuto adattarmi al cambiamento anche con la mentalità dal momento, non ero più contadino, eppure tecnicamente mi sono adattato diventando un buon tagliatore di tomaie,operaio stimato, sindacalista attivista, o!, sono stato delegato alla conferenza degli operai comunisti,lotte.operaie persino consigliere comunale rappresentante operai calzaturieri, ma sarà la mia famiglia rimasta contadina sarà che ho sempre tenuto, quando potevo il piede sulla stecca della vanga a dirla alla pisana< sul pallonzolo< , una volta in pensione rieccomi contadino alle prese con lavori da altri tempi e ormai gli anni da operaio sono svaniti quesi tutti riaffiorando con prepotenza i ricordi contadini.
Vorrei raccontare anche gli anni da operaio, le lotte, anche lì come facevo in gioventù da mezzadro, perchè i padroni sono sempre uguali e prepotenti col debole in qualsiasi lavoro o momento, ma se ti facevi rispettare lavorando bene e lottando, dopo la conquista della libertà anche se non attuata del tutto.
Ma non mi sono lasciato dietro quel raccontare di un tempo, perchè il lavorare la terra ha bisogno di descrizione particolareggiata, l'altra operaia è molto più scarna si limita al fatto, non ha più tendenze orali, ormai negli archivi, nei compiuter il mondo operaio si trova.
E'quel mondo sconosciuto ai più che mi affascina e sento dentro tanta voglia di raccontarlo un raccontare di bocca in bocca, nelle veglie, nei circoli, seduti su un ciglio ma essendo orale gli anni ormai hanno marcato il territorio mettendo fine a quel mondo fantastico dove raccontare era tutto.
E qui casca l'asino, Sento la responsabilità dall'essere uno dei pochi rimasti di quel tempo, ma pesa come un macigno il ritardo del raccontare un mondo che scavalca generazioni.


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