domenica 3 luglio 2011

MEMORIE: L'INTRECCIO DELLA PAGLIA

Nel passato era il più famoso: il cappello di paglia di Firenze, c'era persino una canzone cantata da Odoardo Spataro, ma di cappelli di paglia ne circolavano moltissimi fra chi lavorava all'esterno in campagna per ripararsi dal sole. E l'industria dei cappelli era fiorente in Toscana, mi ha poi raccontato mia madre che veniva seminato un tipo di grano che produceva uno stelo fine, apposito per cappelli di Firenze cappelli molto eleganti ornati di nastrini, e lei in gioventù-intorno il 1925- era stata al lavoro a zappettare le piccole piantine.
Io mi ricordo che quando ero bambino davanti le case all'ombra gruppi di donne intrecciavano la paglia, per un grossista di Signa- Firenze, il quale le retribuiva un tanto al metro e in base alla larghezza della treccia, naturalmente le dava una miseria di paga.
Per degli anni mio padre vendette la paglia che poi veniva utilizzata per fare cappelli
Il grano doveva essere alla falciatura esente da altre erbe, poi messo con cura con la spiga in alto, alla trebbiatura, rigorosamente a mano, cioè sbattuta facendo attenzione a non rompere la paglia, poi la paglia stessa veniva recisa al primo nodo, c'era poi l'imbiancatura: l'esposizione notturna alla rugiada, la sera esposta, al mattino veniva messa al riparo del sole.

Io all'età di cinque anni già sapevo intrecciare per gioco: la treccia si deve fare in dispari, i fili si possono intrecciare a tre, a cinque a sette, a nove a undici e cosi via. Naturalmente piu fili c'è, più larga è la treccia, la paglia va bagnata prima dell'intreccio per renderla più plastica nell'uso.

3 commenti:

Ambra ha detto...

Quante cose sono sparite definitivamente. Ne avevo uno anch'io, quando ero ragazzina appena adolescente, a tesa larghissima. L'avevo conservato a lungo, ma poi non l'ho più trovato.
Di genere diverso, però è sparito anche il negozio di Borsalino, in centro a Milano.
Le cose che muoiono, ma che sono state vissute dai nostri genitori, dai nonni o prima ancora, mettono una grande malinconia.

Adriano Maini ha detto...

Grande traccia di cultura materiale!

semola ha detto...

Saperi e tecniche che vanno sparendo...., mio babbo intrecciando fili di canapa (che come diceva lui ai suoi tempi non si fumava) faceva spardiglie........ io non avevo tempo e non ho imparato nulla.